Sampdoria tra fake news su cessione imminente, stallo societario e prospettive future

Scritto il 04/07/2025
da Maurizio Michieli

Dopo l'insperata salvezza c'è una stagione che deve partire tra molte incognite e qualche speranza

Dopo la tanto insperata quanto meritata salvezza in serie B, sulla Sampdoria è calata una cappa di piombo. Partiamo dal campo. Gli space cowboys "armati" dal deus ex machina Roberto Mancini hanno svolto un ottimo lavoro, lo dicono i numeri: otto partite con quattro vittorie, tre pareggi e una sconfitta. Chicco Evani, Attilio Lombardo, Angelo Gregucci, il preparatore atletico Paolo Bertelli - sotto la supervisione di Andrea Mancini e Gianni Invernizzi - hanno rimediato ai guasti delle precedenti gestioni tecniche salvaguardando un patrimonio sportivo dal disastro e dal dissesto. Purtroppo, tutto questo non è bastato a (ri)dare slancio alla già carente gestione societaria che si è (ri)presentata ai nastri di partenza con le gomme più sgonfie di prima.

Intendiamoci, anche se rischiamo di essere ripetitivi: nessuno ha mai negato a codesta proprietà (della quale, per ora, in realtà è stata esibita soltanto una figurina ben pettinata in sede e allo stadio) il merito di avere salvato la Sampdoria dal fallimento e poi di avere in parte risanato il club con iniezioni di capitali freschi a cui non era più "abituato" dai tempi della gestione Garrone. Ma è altrettanto vero che la stessa gestione ha sempre dato l'impressione di considerare il risultato sportivo quasi secondario, non indispensabile, come se la Samp producesse bulloni (peraltro senza venderli) e non calcio, emozioni, passione. "Illuminante" in tal senso la fredda e tristemente profetica affermazione del presidente Manfredi lo scorso gennaio: "Ci saremo anche in serie C". Come se per lui e per loro cambiasse poco o nulla.

Fermo restando che lo stesso Manfredi, al di là delle buone intenzioni manifestate, non ha mai voluto spiegare (almeno alle nostre ripetute e garbate richieste e sollecitazioni) come si sarebbe retto il business plan in assenza di risultati e quindi di ricavi, sponsor, diritti tv, visibilità, plusvalore delle azioni di Sampdoria spa etc. etc. E i nodi sono venuti al pettine oggi, quando si è "scoperto" che dopo due anni di serie B, una C sventata per miracolo e due mercati al risparmio (prima per i paletti e poi l'ultimo non si sa perché, visto che i play off erano ancora aritmeticamente alla portata) non ci sono risorse non solo per allestire una squadra competitiva per la risalita in serie A al terzo anno ma forse neanche per effettuare un ritiro in altura, men che meno per iscrivere le Women alla serie B e ancor meno per organizzare un settore giovanile all'altezza di una società da cui, quando "governavano" le persone competenti e perbene, sono usciti fior di talenti.

Preso dolentemente nota di questo e della spending review in atto (compresi, auspicabilmente, secondo quanto riferito dal Secolo XIX i circa 10.000 euro al mese del board advisor Alessandro Messina e il mezzo milione annuo del Cda ripartito non equamente tra Matteo Manfredi, Raffaele Fiorella e il dimissionario Maheta Molango), con i "se" e con i "ma" non si va da nessuna parte. Men che meno con le notizie false (fake news, dicono quelli alla moda). Quella che circola con maggiore insistenza riguarda l'imminente cambio di proprietà della Sampdoria, che a noi non risulta. Come diciamo e scriviamo sempre, a beneficio di chi ci segue, non pretendiamo di possedere la verità in tasca, quindi ciascuno si abbeveri liberamente alla fonte che lo rinfresca meglio. Noi sappiamo che in questo momento alle porte c'è solo una stagione da far partire e bisogna farlo con le risorse (poche) che si hanno in casa, confidando nel management in carica, dove però esiste un know how (Andrea Mancini e qualche suo collaboratore di ritorno) che due stagioni orsono tra mille difficoltà e in tempi strettissimi mise a segno colpi importanti. Stavolta il coefficiente di difficoltà è probabilmente doppio, se non triplo.

Dopodiché, il fatto che una cessione societaria non sia dietro l'angolo non significa che qualcosa all'orizzonte della Sampdoria non si stia muovendo. Matteo Manfredi, ancora (legittimamente dal suo punto personale di vista) convinto di poter condurre la nave blucerchiata, sta cercando investitori per sopperire al giro di vite imposto dall'azionista di maggioranza, Joseph Tey. Secondo quanto dichiarò poco più di un anno fa l'amministratore delegato Raffaele Fiorella, dovrebbe esserci addirittura "la fila da Ventimiglia a Sarzana". Quindi, Manfredi sarebbe in una botte di ferro.

Tuttavia, c'è anche chi non si fida completamente delle affermazioni dell'attuale compagine societaria e tenendo al bene supremo della Sampdoria ma soprattutto di fronte a dati oggettivi non propriamente edificanti (retrocessione in serie C sfiorata dalla prima squadra, retrocessione di Women e Primavera, bilancio chiuso al 31 dicembre 2024 con un passivo di gestione di 40 milioni, indebitamento intorno ai 60, totale scollamento con il mondo blucerchiato, immagine macchiata da inchieste giornalistiche nazionali), sta cercando di coagulare forze attorno alle quali costruire un percorso che nel medio periodo possa costruire un'alternativa seria e credibile a questa gestione. Ma non è un'operazione che si fa in poche settimane.

E' indubbio che banca Ifis del sampdorianissimo Ernesto Furtenberg Fassio, "sensibilizzato" da Roberto Mancini, il cui sogno neanche troppo nascosto è provare a realizzare il sogno che il suo "gemello" Gianluca Vialli non è riuscito a realizzare per un destino avverso, possa essere uno dei motori finanziari dell'iniziativa. Ma non basta. Serve un investitore principale, "forte". E in grado di "diluire" l'attuale proprietà, consentendole di recuperare qualcosa dell'investimento effettuato nel 2023 e risoltosi sinora in un bagno di sangue per l'incapacità dimostrata nella gestione della Sampdoria. E' un'operazione che richiede ancora tempo, pazienza. E fiducia. Nonostante la cappa di piombo, le false notizie, la presunzione, l'arroganza e l'improvvisazione (vedasi la vicenda allenatore, gestita da un algoritmo...) che continuano a imperversare sul pur sempre luminoso cielo blucerchiato.