Un messaggio di Luca Vialli custodito come un tesoro, le rovesciate imparate da Francesco Flachi e il rimpianto di non aver potuto chiudere la carriera con la Sampdoria in Serie B. Fabio Quagliarella si è raccontato a Simone Tiribocchi nel format Panini on Tour, ripercorrendo le tappe di una carriera segnata da emozioni fortissime.
Il ricordo di Vialli – “Avevo appena fatto una doppietta contro la Fiorentina a Firenze – racconta – rientro sul pullman e mi arriva un messaggio da un numero che non avevo in rubrica. Apro e leggo: sei fortissimo, potresti tranquillamente giocare con la maglia numero 9. Un abbraccio grande, Luca Vialli. Ero più contento di quel messaggio che dei due gol. Gli ho risposto con un lungo ringraziamento, conservo ancora quelle parole”.
Flachi maestro di rovesciate – Alla Samp il talento esplose: “Ero arrivato come terza scelta dopo Bazzani e Flachi. Novellino mi faceva allenare con i centrocampisti e si lamentava delle mi escarse prestazioni fisiche; allora protestai: guardate che sono attaccante! Da lì iniziò una storia diversa. Flachi? Straordinario, un giocatore di incredibile talento. Le rovesciate le ho imparate da lui».
Il legame con la Samp – L’addio resta una ferita: “Avevo dato l’ok per aiutare la Samp in B. Avrei firmato in bianco, non mi interessavano i soldi. Mi sarei accontentato anche di mezz’ora a partita, volevo solo dare una mano dopo la retrocessione. La nuova proprietà ha avuto altre idee, un altro anno l’avrei fatto volentieri”.
Gol che restano – Le immagini scorrono nitide: “Il tacco al Napoli? Non esultai, con il Napoli non me la sento. Quando la colpisco e la vedo andare all’angolino penso: non ci credo! Gol di tacco ne avevo fatti, ma mai da quella distanza. Se ci riprovassi cento volte forse non riuscirei a rifarlo». Il colpo al Bentegodi resta speciale: «Volpi mi fece un passaggio tesissimo. Stoppo e calcio al volo: servono istinto e coraggio, ma anche consapevolezza dei tuoi mezzi. Devi mettere in conto che puoi fare una brutta figura, ma non importa”.
Derby e Maradona – “Nei derby della Lanterna ho avuto la fortuna di segnare spesso, pochissime sconfitte, bellissimo vedere tifosi di fedi diverse entrare insieme allo stadio”. E poi il giorno dell’addio a Napoli: “Mi dicono che la curva A voleva consegnarmi una targa. Scoppio in lacrime e non capisco più niente. La mia uscita dal campo con standing ovation, l’omaggio di Spalletti e dei giocatori del Napoli: ancora oggi quando lo rivedo fatico a trattenere le lacrime».
L’anno da capocannoniere – “Avevo già 36 anni, era il primo anno di Ronaldo alla Juve. Nessuno si aspettava che potessi riuscirci. L’anno prima avevo fatto 19 gol e pensavo sarebbe stato difficile ripetersi, poi ne segnai 26. Conoscevo bene i miei compagni, la squadra girava alla perfezione”.
Quagliarella a cuore aperto: quel messaggio di Vialli, le rovesciate imparate da Flachi. E l’addio forzato alla Samp
Scritto il 07/09/2025
da Matteo Cantile