Il nuovo sistema di risonanza magnetica intraoperatoria migliora la precisione degli interventi sui gliomi, tra i tumori più aggressivi del cervello
Una nuova speranza nella lotta ai tumori cerebrali più aggressivi arriva da Genova, dove Esaote, azienda italiana specializzata nell’imaging medicale, ha presentato I-Genius, un sistema di risonanza magnetica aperto pensato appositamente per essere utilizzato durante gli interventi neurochirurgici.
Il dispositivo, sviluppato nei laboratori di ricerca e sviluppo Esaote in collaborazione con équipe di neurochirurghi, è stato progettato per monitorare in tempo reale le operazioni chirurgiche sui gliomi, una delle forme più comuni e maligne di tumore cerebrale.
Secondo i dati clinici, i gliomi rappresentano oltre l’80% dei tumori maligni intracranici, con il glioblastoma – la variante più frequente – che da solo costituisce il 45% dei casi. Si tratta di una patologia con un tasso di sopravvivenza a cinque anni inferiore al 5%, in parte proprio a causa delle difficoltà nel rimuovere completamente il tumore durante l’intervento.
«Durante l’asportazione chirurgica, il confine tra tessuto sano e tumorale è spesso difficile da individuare a occhio nudo», spiegano da Esaote. «Questo aumenta il rischio di recidiva nei pazienti, anche dopo operazioni tecnicamente riuscite. Avere una risonanza magnetica durante l’intervento consente di visualizzare con precisione eventuali residui tumorali».
A differenza delle soluzioni tradizionali – come la tomografia computerizzata o l’ecografia intraoperatoria – il nuovo sistema evita l’uso di radiazioni ionizzanti e offre un campo visivo più ampio, grazie a un design aperto che semplifica l'integrazione nel contesto chirurgico.
Oltre al magnete aperto, I-Genius include un tavolo operatorio dedicato e accessori compatibili con l’ambiente RM, pensati per garantire sicurezza e usabilità durante l'intervento. «I-Genius rappresenta un punto di svolta nella chirurgia dei tumori cerebrali», afferma l’amministratore delegato di Esaote, Franco Fontana. «È il frutto di anni di lavoro sul fronte dell’innovazione tecnologica, della ricerca applicata e del dialogo costante con la comunità medica».