"Un accordo tra Comune, imprese e sistema formativo, per creare lavoro stabile, qualificato e adatto alle competenze delle nuove generazioni"
Nel 2024, 1.174 giovani genovesi tra i 18 e i 39 anni hanno lasciato la città per trasferirsi all’estero. Lo dicono i dati ISTAT, elaborati dall’ufficio economico della CGIL. Un numero che racconta più di una semplice statistica: descrive una vera emorragia silenziosa, che coinvolge famiglie, impoverisce i quartieri e indebolisce il futuro di Genova.
Silvia Salis, candidata del centrosinistra alla carica di sindaco, lancia un allarme chiaro: "È una fuga che non possiamo più ignorare. Chi amministra non può limitarsi a osservare: dobbiamo agire".
La proposta della Salis è concreta: "Un Patto per lo sviluppo tra Comune, imprese e sistema formativo, per creare lavoro stabile, qualificato e adatto alle competenze delle nuove generazioni. Un piano che riparte dalle radici dell’economia reale: artigianato, piccola impresa, start up e innovazione. È lì che nascono le aziende giovani, femminili, e nuove reti sociali capaci di far vivere i quartieri", sottolinea.
Per la Salis, l’emigrazione giovanile dev’essere una priorità politica, perché una città che i giovani abbandonano – e in cui pochi tornano – è una città che rischia di spegnersi. "Possiamo e dobbiamo invertire questa tendenza. Genova è una città straordinaria, con una storia superba e dignitosa. Può tornare a essere attrattiva, viva, a misura di giovani e famiglie", conclude.
Vittoria Canessa Cerchi - Toni analoghi usa Vittoria Canessa Cerchi consigliera comunale e candidata PD in Comune: "Genova deve tornare a prendersi cura dei suoi giovani. Per troppo tempo li ha lasciati senza ascolto, senza spazi, senza opportunità. È ora di investire in centri di aggregazione giovanile in ogni Municipio, luoghi accessibili e gratuiti dove ragazze e ragazzi possano crescere, esprimersi, fare comunità. Ma per trattenere davvero i giovani serve di più: serve lavoro di qualità, con stipendi adeguati e percorsi professionali che rispettino le loro aspirazioni. L’idea che i giovani debbano sentirsi a casa, a casa loro, è importante per il loro benessere e sviluppo. Occorre un salto culturale per dimostrare a tutti i ragazzi che sono qui, soprattutto a quelli che non lavorano o studiano, oltre a quelli che sono andati all’estero, che Genova vede nelle prossime generazioni una fonte di vita".