L’introduzione dei percorsi di educazione sessuo-affettiva nelle scuole dell’infanzia genovesi diventa un caso politico. La decisione della giunta guidata da Silvia Salis – che coinvolgerà circa trecento bambini tra i 3 e i 6 anni in quattro scuole – ha infatti scatenato reazioni durissime da tutto il fronte del centrodestra, ma anche da parte di "Libere femministe Genova", dando vita a un fronte trasversale di critiche.
Il senatore Gianni Berrino (Fratelli d’Italia) parla apertamente di “oltrepassamento del limite della decenza”, sostenendo che bambini così piccoli non debbano essere “indirizzati per fini politici”. Berrino richiama il principio costituzionale che affida alle famiglie il ruolo primario nell’educazione dei figli, compresa quella sessuale, e invita il sindaco Salis a rispettare le direttive del ministro dell’Istruzione Valditara. Non manca un affondo politico: secondo il senatore, la scelta della sindaca sarebbe funzionale a un’eventuale candidatura alla guida del Partito Democratico.
Una critica altrettanto netta arriva dai consiglieri della Lega Paola Bordilli e Alessio Bevilacqua, che definiscono la misura “ideologica e calata dall’alto”, sostenendo che la scuola debba “affiancare e non sostituire” le famiglie su temi così delicati. I due esponenti riferiscono di “numerose chiamate di genitori preoccupati” e accusano la giunta di non aver coinvolto adeguatamente chi ha la responsabilità educativa diretta.
I consiglieri giudicano inoltre “strumentale” l’associazione tra il nuovo percorso formativo e il 25 novembre, ricordando che proprio il Governo ha introdotto nei programmi di educazione civica moduli dedicati al rispetto delle relazioni e delle emozioni. Da qui la richiesta all’amministrazione di sospendere immediatamente la sperimentazione e di aprire un confronto con famiglie e Consiglio comunale.
Ma le critiche non arrivano solo dal fronte politico di opposizione. Anche Libere Femministe Genova condanna via social l’iniziativa, accusando la giunta Salis di aver trasformato la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne in un palcoscenico mediatico per promuovere la sperimentazione negli asili. L’associazione definisce la decisione “un gesto fortemente politico” e “plateale”, adottato in contrapposizione al Governo e mentre il Parlamento sta ancora discutendo il Ddl Valditara. Secondo le attiviste di LFG, l’intervento della giunta è più simbolico che sostanziale: interessa infatti pochi istituti, ma garantisce alla sindaca “titoli e visibilità nazionale”.
Il movimento critica inoltre l’assenza di un vero dibattito in Consiglio comunale, parlando di una discussione “superficiale e a tratti imbarazzante”, e invita a trattare con maggiore rigore e competenza un tema complesso come l’educazione dei bambini. Collegare l’iniziativa al 25 novembre, sostengono, rappresenterebbe una “pura strumentalizzazione”.
