Salis: 'anche contro me insulti, educazione sessuale necessaria'. Proposta specifica presentata da Francesca Ghio

Scritto il 04/11/2025
da Carlotta Nicoletti

L'esponente di Avs: "Fornire ai bambini e alle bambine gli strumenti per diventare adulti consapevoli e prevenire la violenza"

- "Sono la sindaca di una grande città, non certo una categoria da proteggere, ma ogni giorno sui miei social ho uomini che mi insultano, da profili con nomi, cognomi e magari foto profilo con i bambini in braccio, e trovano normale scrivermi 'sei una puttana', perché a una donna si dice 'sei una puttana' non "sei un'incapace', trovano normale invitare me, la sindaca di Genova, 'a prendere del belino' o trovano normale commentare 'si vede che suona il flauto' sotto una notizia legata al teatro Carlo Felice, così come è stato normale durante la campagna elettorale usare le mie foto in bikini, bene se pensate che in questa società non serva un'educazione sessuale e affettiva siete molto lontani dalla realtà". Lo ha detto oggi in consiglio comunale la sindaca Silvia Salis, intervenendo al termine della discussione su un documento presentato da Avs a difesa dell'educazione sessuale nelle scuole e contro l'emendamento della Lega al disegno di legge in materia di consenso informato in ambito scolastico che di fatto vieterebbe di trattare questi argomenti alle scuole elementari e alle medie.

    Salis ha ricordato che un anno fa, quando al governo comunale c'era il centrodestra, era stata approvata una mozione a sostegno dell'educazione sessuo-affettiva nelle scuole e che, in "un mondo ipersessualizzato e dove i femminicidi aumentano, un dato di fatto", l'educazione sessuale e affettiva "con personale formato nei centri antiviolenza, è necessaria, la violenza non è solo fisica ma anche verbale". Durante la discussione dell'articolo 55 in aula, prima della sindaca, è intervenuto anche il centrodestra. "Questo tema non può essere oggetto di strumentalizzazione politica o di propaganda contro il governo - ha detto il capogruppo di Vince Genova Pietro Piciocchi - dire che la mancanza di educazione sessuale nelle scuole è la causa principale dei femminicidi è riduttiva e non trova conforto nella letteratura scientifica". Ancora Piciocchi ha affermato: "Il ruolo della scuola è importante ma serve responsabilizzare le famiglie nell'accompagnamento dei giovani nella crescita affettiva, se si parla di educazione sessuo-affettiva nelle scuole bisogna chiedersi, con quali contenuti? Con quali formatori? Al centro deve esserci innanzitutto la centralità della figura umana".

Ghio propone educazione affettiva nelle scuole - Francesca Ghio ha spiegato che la sua proposta di introdurre l’educazione affettiva nelle scuole nasce dalla preoccupazione per l’emendamento del gruppo Lega al disegno di legge Valditara, che rischia di "depotenziare ulteriormente l’educazione sessuale già insufficiente nelle scuole italiane". Secondo Ghio, questo rappresenta un problema serio, soprattutto in un contesto in cui la violenza contro le donne sta diventando sempre più cruenta: "Stiamo vedendo video di donne accoltellate in mezzo alla strada, e la tecnologia ci permette di vedere immagini fortissime".

Ha sottolineato che la risposta della politica dovrebbe partire dall’educazione nelle scuole, fornendo ai bambini e alle bambine "gli strumenti per diventare adulti consapevoli e prevenire la violenza", senza strumentalizzare l’educazione per propaganda politica. Ghio ha aggiunto che spesso "le energie e le risorse vengono sprecate su questioni secondarie invece di affrontare concretamente il problema".

Riguardo all’intervento della sindaca in aula, ha osservato che "il fatto che lei sia donna le permette non solo di comprendere il problema, ma anche di viverlo in prima persona". Ghio ha ribadito che senza partire dall’educazione nelle scuole, "il problema della violenza di genere non potrà mai essere risolto, ma soltanto spostato".

Ha poi ricordato un episodio in aula: la sindaca aveva chiesto alle donne presenti se avessero subito violenza di qualsiasi tipo, e Ghio ha notato come molte non abbiano reagito, nonostante "una donna su due sia vittima di uno di questi generi di violenza", secondo i dati Istat. Questo dimostra, secondo Ghio, quanta "omertà e paura persistano, soprattutto tra chi ricopre cariche pubbliche", anche se la realtà è sotto gli occhi di tutti.