Presidente Bucci a Telenord: “La Liguria cresce. Più sanità sul territorio, meno burocrazia”

Scritto il 24/12/2025
da Roberto Rasia

"Infrastrutture: non scorciatoie, ma iter velocizzati lavorando in parallelo e con un project management serio"

Marco Bucci traccia un bilancio positivo dei suoi primi tredici mesi da presidente della Regione Liguria. "Sono contento di quello che è stato fatto, soprattutto dei risultati", afferma. Un giudizio che, spiega, nasce sia dai dati sia dal riscontro diretto che riceve sul territorio: "Quando vado in giro sento molto apprezzamento".

Tra i risultati principali cita infrastrutture, occupazione e sanità. Proprio quest’ultima è al centro dell’azione di governo regionale: "Abbiamo ottenuto una forte riduzione delle liste d’attesa e ora stiamo intraprendendo la strada della riforma della sanità". I prossimi due anni, sottolinea, saranno decisivi per vedere gli effetti concreti dei progetti già avviati.

Il passaggio da sindaco a presidente di Regione non è stato privo di difficoltà. "Prima parlavo direttamente con i cittadini, oggi parlo soprattutto con i sindaci", osserva, ribadendo però la sua visione della pubblica amministrazione: "Io considero i cittadini i veri proprietari dell’amministrazione pubblica". Non a caso, ricorda, avrebbe voluto essere chiamato il "sindaco dei liguri".

Sul bilancio regionale, approvato dopo un lungo confronto anche con l’opposizione, Bucci sottolinea il clima di collaborazione: "Alla fine abbiamo lavorato tutti assieme e alcuni emendamenti dell’opposizione sono stati approvati". Il bilancio 2026, pari a circa 7,4 miliardi di euro, viene definito "forte" e orientato ai bisogni dei cittadini, con un aumento delle risorse destinate alla sanità.

La riforma sanitaria, ammette Bucci, ha suscitato più timori che vere opposizioni. "Quando c’è un grande cambiamento, molte persone preferiscono restare nella situazione attuale". Ma il cuore della riforma è chiaro: "Vogliamo mettere più risorse sul territorio e sulla sanità che va direttamente ai cittadini, e meno risorse su ciò che sta dietro la sanità, cioè sulla governance". L’obiettivo è un sistema più semplice e uniforme: "Non nove sanità diverse, ma una sola", con procedure, protocolli e trattamenti economici omogenei per i circa 26 mila operatori del settore.

Sul rapporto tra pubblico e privato, Bucci è netto: "La sanità privata deve servire a raggiungere gli obiettivi della sanità pubblica, senza costringere i cittadini a pagare". I risultati, rivendica, sono già evidenti: "Le richieste fuori dai tempi di legge sono passate da sei su dieci a una su dieci". Un traguardo che non cancella le criticità, ma che rappresenta "un grandissimo risultato".

Grande importanza viene attribuita alle case di comunità, destinate a diventare il primo presidio sanitario sul territorio. "Devono sgravare i pronto soccorso dai codici bianchi e verdi", spiega, ricordando che oggi circa il 60% degli accessi non riguarda emergenze reali. L’obiettivo è una sanità più vicina e più efficiente.

Sul fronte infrastrutturale, Bucci rivendica il metodo già sperimentato dopo il crollo del ponte Morandi. "Non scorciatoie, ma iter velocizzati lavorando in parallelo e con un project management serio", afferma. Dalla nuova diga del porto alla sopraelevata portuale, dal raddoppio ferroviario del Ponente al Terzo Valico, il presidente parla di una Liguria finalmente in movimento: "Nel 2027 il primo treno passeggeri collegherà Genova a Milano in meno di un’ora".

Riflettendo sul suo ruolo politico, Bucci ribadisce una convinzione che considera centrale: "Gli elettori sono i nostri azionisti, comandano loro". Per questo, aggiunge, "la mia azione di amministratore pubblico è al servizio dei cittadini, e di nessun altro".

Anche nei rapporti con il Comune di Genova, nonostante il disallineamento politico, rivendica un approccio istituzionale: "Il presidente della Regione deve avere rapporti buoni con tutti i sindaci, indipendentemente dal colore politico". Anche quando non condivide alcune scelte, sottolinea, "il dovere è aiutare".

Infine, Bucci respinge i luoghi comuni su una Liguria ferma e in declino. "Il turismo ormai è tutto l’anno", afferma, così come la demografia mostra segnali di tenuta grazie all’arrivo di giovani e nuovi residenti. Sul piano industriale, parla di una transizione verso l’alta tecnologia senza rinunciare all’acciaio: "Genova deve restare un player nazionale e internazionale. Non c’è motivo di chiudere, semmai di investire".

Guardando al futuro, l’auspicio è chiaro: "Una Liguria in crescita, con alta qualità della vita, una sanità di eccellenza e lavoro in abbondanza". Una regione capace di attrarre, trattenere e offrire opportunità, oggi come nei prossimi vent’anni.