Ha chiuso Massimo Giannini, che ha invitato a osservare il contesto politico più ampio: "Si riafferma un’impostazione in cui il potere esecutivo tende a dominare su tutto, avvicinando l’Italia al gruppo delle autocrazie".
Grande partecipazione all'incontro sull’indipendenza della magistratura e la libertà di informazione tenutosi nell'aula magna dell'Università di Genova
Oltre cinquecento persone e tre sale piene all’Università di Genova per il convegno dedicato all’indipendenza della magistratura e alla libertà di informazione, organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Liguria insieme all’Associazione Nazionale Magistrati. L’incontro, ospitato nell’Aula magna, è stato aperto dal presidente di ANM Liguria, Federico Manotti, e dal presidente dell’Odg ligure, Tommaso Fregatti, che ha richiamato l’attenzione sulla necessità di garantire maggiore libertà di informazione e sulle intimidazioni che ancora colpiscono i cronisti, anche in Liguria.
In videocollegamento è intervenuto il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, intervistato da Massimo Giannini. Gratteri ha ribadito la sua contrarietà alla riforma Nordio sulla separazione delle carriere, definendola inutile: "Le richieste dei pm rigettate dai giudici dove sarebbero, allora, l’appiattimento del giudice? E del rapporto giudici-avvocati cosa vogliamo dire? Non crediamo alla befana. Tutte le riforme finora approvate rendono più difficile acquisire le prove. Io non sono tranquillo: il pubblico ministero con la cultura del giudice è il pm migliore".
La segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, ha riportato al centro il tema del lavoro giornalistico precario, ricordando come la Costituzione "continui a non essere applicata", soprattutto per quanto riguarda la giusta retribuzione: "Ci sono colleghi che guadagnano 5 euro a pezzo". Sulle querele temerarie ha denunciato che "nessun partito si è mosso per fermarle".
Nel panel conclusivo il magistrato e consigliere del Csm, Marcello Basilico, ha sostenuto che il vero obiettivo della riforma non sarebbe la separazione delle carriere, ma "colpire il Csm", definendola uno "specchietto per le allodole".
