La rotta del Nord, dunque, non è solo un corridoio commerciale, ma una scommessa geopolitica
Murmansk, Sabetta, Dudinka: nomi che evocano gelo e distanze siderali, ma anche i pilastri della nuova Rotta artica, la via a Nord della Siberia che la Russia rilancia come alternativa strategica a Suez e al Capo di Buona Speranza.
Durante il Forum economico eurasiatico di Istanbul, la governatrice di Vladivostok Vera Shcherbina ha confermato che Mosca sta investendo in una rete di porti lungo i 5.600 chilometri della rotta, sostenuta anche dalla collaborazione con la Cina. Un progetto più politico che commerciale, segnato da rischi ambientali e interrogativi regolatori: l’Europa, ad esempio, dovrà decidere come trattare le navi in arrivo da Nord, dopo aver imposto limiti severi a quelle provenienti da Sud.
La rotta parte da Murmansk, libera dai ghiacci tutto l’anno e base delle rompighiaccio della Rosatomflot, che nel 2024 ha movimentato quasi 14 milioni di tonnellate di merci. Più a est si trova Sabetta, costruita ex novo per i progetti di gas liquefatto Yamal e Arctic LNG 2, il porto più moderno e operativo in ogni stagione, con oltre 12 milioni di tonnellate movimentate nei primi mesi del 2025.
Procedendo si incontra Dudinka, sul fiume Enisej, da cui parte il nichel destinato all’acciaio e alle batterie: funziona solo nei mesi estivi e gestisce circa quattro milioni di tonnellate l’anno. Ancora più a nord sorge Dikson, base del progetto Vostok Oil di Rosneft, destinata a movimentare fino a 24 milioni di tonnellate.
Seguono Chatanga, storica base delle spedizioni polari, e Tiksi, principale porto della Jacuzia, dove sono stati stanziati fondi per un nuovo scalo in acque profonde e un terminal crociere con capacità di 30 milioni di tonnellate. Infine Pevek, il punto più orientale, ospita la centrale nucleare galleggiante “Akademic Lomonosov” e un nuovo terminal da 300 milioni di euro.
La rotta del Nord, dunque, non è solo un corridoio commerciale, ma una scommessa geopolitica con cui Mosca punta a consolidare la propria presenza economica ed energetica nel Grande Nord, sfidando i limiti climatici, ambientali e politici del pianeta.
