Il progetto della multinazionale indiana Jindal Steel per lo stabilimento siderurgico dell’ex Ilva a Genova Cornigliano non prevede l’installazione di un forno elettrico. È quanto emerso da un incontro riservato tenutosi a Palazzo Tursi tra la sindaca Silvia Salis e i rappresentanti del gruppo, interessato all’acquisizione degli impianti.
Il vertice si è svolto alla vigilia della manifestazione promossa dai comitati cittadini contrari all’ipotesi di un forno elettrico nell’area industriale di Cornigliano. La posizione di Jindal, che esclude la produzione diretta di acciaio a Genova, rappresenta quindi un punto di rottura rispetto alle ipotesi che nelle scorse settimane avevano alimentato polemiche e mobilitazioni sul territorio.
Genova resterebbe centro di lavorazione, non di produzione - Durante il colloquio con la sindaca Salis, i dirigenti di Jindal avrebbero confermato la volontà di investire sul sito genovese, mantenendone la vocazione attuale: non la produzione di acciaio, ma la sua trasformazione e lavorazione. L'acciaio verrebbe fornito dal vicino stabilimento di Piombino, dove Jindal si è impegnata lo scorso marzo a riqualificare le linee produttive con un investimento iniziale di 143 milioni di euro.
Sei in corsa per il bando sull’ex Ilva - La visita a Genova conferma l’interesse di Jindal per l’ex Ilva, dopo due precedenti tentativi falliti di entrare nella gestione del colosso siderurgico – prima sconfitta da ArcelorMittal, poi da Gruppo Baku.
Attualmente sono sei i soggetti in corsa per il bando di gara nazionale, lanciato dal Governo per la privatizzazione del polo siderurgico ex Ilva e basato su un piano di decarbonizzazione della produzione. Oltre a Jindal, hanno manifestato interesse Baku, Bedrock, Marcegaglia, Eusider e Sideralba.
Il termine per la presentazione delle offerte è fissato al 15 settembre, mentre l’obiettivo del ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, è di aggiudicare la gara entro novembre.