Secondo il giurista, l'“intervento precoce” Bce prima del commissariamento dell’istituto ligure può incidere sui diritti patrimoniali degli azionisti
Possibile svolta nel contenzioso tra la famiglia Malacalza e la Banca centrale europea sul caso Carige. L’avvocato generale della Corte di giustizia dell’Ue, Manuel Campos Sanchez-Bordona, ha infatti suggerito di accogliere in parte il ricorso presentato da Malacalza Investimenti e da Vittorio Malacalza contro la sentenza del Tribunale Ue che, nel giugno 2024, aveva respinto la richiesta di risarcimento danni alla Bce per la vigilanza esercitata su Banca Carige tra il 2014 e il 2019.
Il parere dell’avvocato generale non è vincolante, ma spesso anticipa l’orientamento della Corte. Nelle sue conclusioni, Sanchez-Bordona afferma che le misure di “intervento precoce” adottate dalla Bce prima del commissariamento dell’istituto ligure possono incidere sui diritti patrimoniali degli azionisti. Se applicate in modo manifestamente scorretto, tali misure potrebbero quindi generare responsabilità extracontrattuale per l’istituzione europea. Una posizione che contrasta con quella del Tribunale Ue, secondo cui tali norme perseguirebbero esclusivamente un interesse pubblico, senza conferire diritti ai soci.
Se la Corte dovesse accogliere l’impugnazione, la causa verrebbe rinviata al Tribunale Ue per stabilire se la Bce abbia commesso violazioni “sufficientemente qualificate” e se esista un nesso causale tra la sua condotta e la perdita di valore delle partecipazioni degli azionisti.
La famiglia Malacalza aveva fatto il suo ingresso nel capitale di Carige nel 2015, fino a diventare primo azionista superando il 20%. Nel 2019 la Bce dispose il commissariamento della banca, affidata a tre amministratori straordinari. L’istituto è poi tornato alla gestione ordinaria nel 2020.
