Repliche domenica 16 novembre alle 15, venerdì 21 novembre alle 20, sabato 22 novembre alle 20, domenica 23 novembre alle 15
Al Carlo Felice di Genova è andata in scena una Cavalleria rusticana che, pur menomata dallo sciopero di una sigla sindacale, ha saputo imporsi e conquistare un teatro gremito. Lo spettacolo è risultato “azzoppato” dalla protesta dello Snater, che ha ridotto sensibilmente il numero dei coristi – proprio in un’opera che al coro affida quattro interventi cruciali – e ha sottratto all’orchestra l’arpa, strumento chiave in passaggi come l’elegante Intermezzo.
Il secondo titolo della stagione lirica è tornato a Genova in un allestimento firmato da Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, con scene di Federica Parolini, già visto anni fa in abbinamento a Pagliacci. Questa volta Cavalleria si è presentata da sola, apripista del controverso verismo musicale, con tutte le insidie che l’opera comporta: evitare la trappola di un’esecuzione ridondante, bandistica, e valorizzare invece la finezza del Preludio, della preghiera, del racconto di Santuzza, dell’Intermezzo, dell’addio alla madre. Equilibrio e controllo sono fondamentali.
Massiglia, sul podio, non ha fatto mancare intuizioni felici negli slanci lirici che costellano la partitura. Nel cast spiccano la Santuzza intensa e vocalmente ricca di Veronica Simeoni e il Turiddu generoso di Luciano Ganci. Robusta la voce di Gezim Myshketa (Alfio), efficaci Nino Chikovani (Lola) e, su tutti, Manuela Custer (mamma Lucia).
I registi hanno costruito uno spazio scenico ispirato al teatro greco, popolato da maschere e suggestioni della tradizione siciliana. Il finale, in particolare, è parso sfidare lo spirito di Mascagni: far irrompere Alfio, camicia insanguinata e coltello in mano, davanti alla madre di Turiddu, sembra forzare una dinamica che il contesto siciliano originale non prevede.
Repliche domenica 16 novembre alle 15, venerdì 21 novembre alle 20, sabato 22 novembre alle 20, domenica 23 novembre alle 15.
