Nato a Struppa il 1° settembre 1922, il protagonista di cinema e teatro italiani si è spento a Roma il 29 giugno 2000
A 25 anni dalla morte, cosa resta di Vittorio Gassman, il grande attore e regista genovese, nato a Struppa da un ingegnere tedesco di Karlsruhe e da una casalinga pisana di origini ebraiche? I suoi film e i suoi libri, certo, ma anche il solco profondo lasciato nella cultura popolare italiana del Novecento.
Uomo di immensa cultura classica, maturità al liceo Tasso di Roma dove si era trasferito con la famiglia, nazionale universitario di basket prima dello scoppio della guerra, frequentò l'Accademia d'arte drammatica e trovò la sua strada, lasciando interrotti gli studi in giurisprudenza.
E' stato uno dei più grandi protagonisti della scena teatrale del dopoguerra, dall'Orestea a Shakespeare (sua la prima versione filologica in italiano di 'Amleto'), ma ottenne una popolarità straordinaria al cinema, grazie all'intuizione di Mario Monicelli che ne sovvertì la vena classica e la grandiosa presenza scenica, per trasformarlo in attore comico con 'I soliti ignoti'. Da allora, dopo il pugile suonato al centro di una banda di ladruncoli, è stato campione di incassi in una serie di pellicole destinate a successo perenne: sempre con Monicelli "La grande guerra", le due puntate della saga di Brancaleone con lo stesso Gassman a inventare quel lessico implausibile, fatto di italiano antico 'alto' ed espressioni dialettali centritaliche di rara rozzezza; "Il sorpasso" con Dino Risi, con cui girò anche "I mostri" e "I nuovi mostri" oltre a "Profumo di donna" dal romanzo "Il buio e il miele" di Giovanni Arpino, opera clonata negli USA con Al Pacino premiato con quell'Oscar che ingiustamente Gassman non ottenne mai. Ettore Scola lo vuole al centro della sua trilogia della disillusione: "C'eravamo tanto amati", "La famiglia", "La terrazza". Impossibile riassumere una carriera sempre ad altissimo livello, sul palcoscenico come al cinema e anche in tv. In molti lo ritengono il più grande attore italiano del secondo Novecento, in un quadro irripetibile che allineava anche almeno Marcello Mastroianni, Nino Manfredi, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Romolo Valli.
Nella sua Genova, in occasione delle Colombiane, scrisse e interpretò "Ulisse e la Balena Bianca", da Omero e Melville.