"Finiti gli applausi sei da solo, cerchi un ristorante in una città che non conosci, e con te ci sono solo i tuoi problemi"
Enzo Paci racconta a Telenord la sua storia con ironia e profondità, partendo dalle origini genovesi e da un diploma in odontotecnica mai utilizzato: "La fortuna di tutti i bisognosi di protesi è che non ho mai fatto quel lavoro". Fin da giovane si appassiona al teatro e alla comicità, cominciando a imitare i personaggi televisivi con un vecchio registratore: "Avevo questo grosso cassone con due cassette e mi cimentavo in imitazioni terrificanti".
Il primo vero contatto con il teatro avviene negli anni ’90, grazie alla scuola della 5ª praticabile di Modestina Caputo: "Andavo lì per togliermi la dizione genovese e invece ho trovato il teatro". Poi arriva il salto alla Scuola del Teatro Stabile di Genova, oggi Mariangela Melato, dove si diploma come attore di prosa: "Una scuola durissima che ti forma come attore vero. Vivi con la valigia in mano, tra spettacoli e lunghi periodi di buco".
Il mestiere dell’attore, racconta, è fatto di continue prove, limiti e identità che si fondono: "Il limite diventa il tuo corpo, la tua voce, il tuo modo di pensare. Il confine tra professione e persona è labile. E come diceva Gassman, è per questo che gli studi degli psichiatri sono pieni di attori". Racconta la fatica e la solitudine del dopo-spettacolo: "Finiti gli applausi sei da solo, cerchi un ristorante in una città che non conosci, e con te ci sono solo i tuoi problemi".
A segnare una svolta nella sua carriera è stato l'incontro con registi come Marco Sciaccaluga e Valerio Binasco, e il consiglio di Paolo Rossi: "Mi disse: porta avanti entrambe le cose, il teatro e il cabaret. Così ho fatto". Nasce così il percorso parallelo nei laboratori di cabaret, fino ad arrivare in televisione: prima Zelig, poi Colorado. "In tv conta talvolta più una giacca che la preparazione. Ma sono grato a quei momenti".
Il grande successo popolare arriva con Blanca, dove interpreta il commissario Bacigalupo. Un ruolo conquistato grazie a un provino fatto in casa, preparato con l’attrice Fiorenza Pieri: "La Michelini rideva durante il provino, poi mi ha abbracciato. Pensavo mi stesse mandando via, invece sono stato il primo ad essere scelto". Un’esperienza intensa, girata in parte a Genova e in parte a Roma: "Quando capisci che non è più salita ma discesa, allora ti senti a casa".
Parla con emozione di Maria Chiara Giannetta: "È una donna eccezionale, accogliente, mai sopra le righe. Con lei e Giuseppe Zeno si è creata una vera alchimia". E anche se oggi lo fermano per strada come “il commissario”, non rinuncia alla sua umanità: "Parlo tanto con le persone, ma poi vedo nei loro occhi che devono andare via. Sono un logorroico terribile".
Tra i momenti più intensi della carriera, c’è l’interpretazione di Paolo Villaggio nel film "Com’è umano lui", diretto da Luca Manfredi: "L’ho incontrato solo una volta. Mi sono inginocchiato davanti a lui e ho detto: comandante, si alzi!". Per interpretarlo ha parlato con i figli, scoprendo un uomo più umano e sensibile di quanto si racconti: "Quella durezza era una difesa. Il successo ti fa crescere una corazza".
Nonostante la fatica e i dolori fisici — "Ho un’ernia cervicale, da quando mi sono messo a fare sport!" — Paci continua a lavorare e a condividere la propria vita anche sul palco: "Parlo del fatto che non abbiamo avuto figli. Se poi qualcuno mi dice ‘anche a me è successo’ e si è fatto una risata, allora sono contento".
