Sestri Levante: bimbo prodigio a 10 anni vince il premio di poesia "Bo - Descalzo". "Studio a casa, amo Tolstoj e Beethoven"

Scritto il 21/10/2025
da steris

Oltre a scrivere, Dante ama leggere. Sta finendo Guerra e pace di Tolstoj e tra i suoi autori del cuore spicca Mario Rigoni Stern

Nel gruppo di vincitori del Premio letterario “Carlo Bo-Giovanni Descalzo”, spicca una figura insolita: un bambino dai grandi occhi curiosi e la camicia a quadri, in mezzo a una platea di adulti. È Dante Benedetti, 10 anni, originario di San Lorenzo di Sebato, in Val Pusteria. A sorprenderci non è solo la sua età, ma il contenuto profondo della poesia che gli ha fatto vincere il prestigioso concorso.


«Stavo leggendo Ultime lettere da Stalingrado», racconta Dante al Corriere della Sera. «Mi ha colpito una lettera di un pianista che, ferito, racconta alla moglie che non potrà più suonare. Ma poi un altro soldato trova un pianoforte a coda per strada e suona L’Appassionata di Beethoven. Un centinaio di commilitoni si fermano ad ascoltarlo, nonostante i proiettili». È da quell'immagine surreale e potente che nasce la poesia premiata da Dante.


Oltre a scrivere, Dante ama leggere. Sta finendo Guerra e pace di Tolstoj e tra i suoi autori del cuore spicca Mario Rigoni Stern. «Il sergente nella neve è bellissimo, ma Il bosco degli urogalli credo sia il suo capolavoro», dice con una padronanza di linguaggio che lascia senza parole, soprattutto considerando che ha appena concluso la quinta elementare.


La scuola, però, Dante non la frequenta nel modo tradizionale: studia a casa con sua madre Marta, che è anche la sua insegnante. «Viviamo nella natura, tra baite e animali. Abbiamo iniziato l’istruzione parentale durante il Covid e ci siamo accorti che per lui era l’ambiente ideale», racconta la madre. «Ogni momento è buono per imparare e possiamo seguire le sue passioni».


La vita di Dante non è fatta solo di libri. Ama lo sci (il papà è allenatore), si arrampica in montagna («sono arrivato al livello 6b»), pratica tiro a segno e ha persino provato il golf. Scrive anche racconti di caccia, ispirati dalle sue escursioni nei boschi. «Ne ho scritti già cinque. La natura mi dà ispirazione».


Nonostante il successo, Dante rimane con i piedi per terra. «Diventare scrittore da grande? Non credo. Ci vogliono doti che non so se ho». Nel frattempo suona il flauto dolce, si cimenta con l’ukulele, e ha in casa anche una balalaica e un tamburo. «Non voglio diventare un virtuoso, mi basta imparare a suonare strumenti diversi».


Saggio e riflessivo, Dante ha idee chiare anche sulla tecnologia. «Non ho uno smartphone. Penso che i social siano la tomba della socializzazione e anche della scrittura: dietro uno schermo tutti insultano e i correttori fanno perdere la voglia di scrivere bene».


A parlare con lui, sembra di avere davanti un giovane saggio, più che un bambino. Tranquillo, determinato, curioso e umile. Come la poesia con cui ha vinto: semplice e intensa, come una melodia nel gelo di Stalingrado. «Un pianoforte a coda/Il gelido inverno a Stalingrado/Cento reclute ascoltano Beethoven/Ignorano il freddo/Ignorano i proiettili/Svanisce la paura/Compaiono i ricordi».