Paolo Villaggio, scomparso otto anni fa, guarda il suo mare dal cimitero di Sori

Scritto il 03/07/2025
da Paolo Zerbini

Il grande attore e scrittore, nato a Genova il 30 dicembre 1932, si era spento a Roma il 3 luglio 2017 e volle riposare per sempre a Sori

Il 3 luglio 2017 si spegneva a Roma Paolo Villaggio, genovese, attore, scrittore e icona della comicità italiana. Sebbene la capitale fosse ormai diventata la sua casa, Villaggio non ha mai reciso del tutto il legame con la sua terra d'origine. Dopo la cerimonia laica in Campidoglio, a sorpresa, le sue ceneri partirono per la Liguria, come lui stesso aveva chiesto in un ultimo atto d’amore affidato ai figli Elisabetta e Pierfrancesco: "Seppellitemi al cimitero di Sori, lassù in alto, sulla scogliera. Così posso guardare il mare."

Una richiesta poetica, fatta da un uomo che si era sempre definito “ultrarosso”, a suo tempo candidato alle elezioni per Democrazia Proletaria, e che aveva chiesto ospitalità alla giunta civica di Sori. Il sindaco Pezzana accettò con entusiasmo: “È un grande onore”, dichiarò. Quel giorno, ad accogliere le ceneri insieme ai figli, c’era anche l’assessore regionale alla Cultura, Ilaria Cavo.

Il legame tra Villaggio e Sori non era solo sentimentale: il padre Paolo senior, ingegnere civile, aveva progettato e costruito il grattacielo "Sorirama", con i suoi caratteristici balconi rossi affacciati sulla spiaggia. Negli anni ’80, anche Paolo vi aveva soggiornato saltuariamente.

Villaggio nacque il 30 gennaio 1932, alle sei del mattino, in Corso Galliera, 40 minuti dopo il fratello gemello Piero. Fu un parto sotto la pioggia, con il Bisagno che si gonfiava minaccioso. La sua famiglia e quella di Fabrizio De André erano entrambe benestanti: fu facile per i due ragazzi fare amicizia e passare anni interi tra ozio e ironia sulle spiagge del Lido.

Ma la giovinezza finì presto: Paolo mise incinta la sua fidanzata Maura e dovette sposarla. Per mantenerla, il padre gli trovò un posto alla Cosider, grande azienda siderurgica. Lì trascorse sette anni tra noia e burocrazia, occupandosi delle "iniziative aziendali interne". Fu in quell’ufficio, tra sbadigli e alienazione, che nacquero i primi schizzi di Fantozzi e Fracchia, i personaggi che avrebbero fatto la storia della comicità italiana.

Nel 1963 scrisse il testo di Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, cantato da De André. Fu scoperto casualmente da Maurizio Costanzo, e poco dopo si trasferì a Roma, nel quartiere Trieste. Da lì, ogni tanto telefonava all’amico genovese Vittorio Sirianni per chiedere: “Ma i genovesi si ricordano ancora di me? Mi vogliono bene?” Era consapevole di essersi allontanato dalla sua città, e forse anche un po’ colpevole.

Nel 2012 tornò a Genova per la festa degli 80 anni, accolto a Palazzo Tursi. Fu l’occasione per riabbracciare il fratello Piero, matematico di fama e figura quasi ascetica, che ancora correva scalzo sulla pista dello Champagnat. Qualche tempo dopo, sono salito anch’io al cimitero di Sori per salutare Paolo. C’è voluta una guida esperta – Oliviero Canella, che conosce ogni angolo di quel luogo – per trovare la sua tomba, poco distante da quella dei genitori. Da lassù, Villaggio guarda davvero il mare, da Sori fino a Portofino. Una vista limpida, azzurra, meravigliosa. Eterna.