L'appello dei pacifisti ai giornalisti genovesi: "Parlate di Gaza e chiamate quello che accade col suo nome: genocidio"

Scritto il 22/05/2025
da Roli

Per una manifestante "Hamas ha compiuto un massacro deplorevole" ma quello che Israele sta facendo "è come spianare la Sicilia con la bomba atomica e dire che lo si è fatto per eliminare la mafia"

"Parlate di quello che succede a Gaza e chiamatelo col suo nome: genocidio". È questo l'appello che i pacifisti genovesi hanno consegnato 'a domicilio' alle redazioni del capoluogo ligure: un gruppo di manifestanti ha bussato alle porte di giornali e televisioni per consegnare questo messaggio e riportare l'attenzione su uno dei drammi del nostro tempo, di cui però si parla troppo poco.

Dare voce - Quando apriamo la porta della redazione per rispondere all'invito e parlare con i manifestanti troviamo Norma Bertulaccelli, pacifista che manifesta in Piazza De Ferrari da più di 20 anni, ci accompagna in mezzo ad una quarantina di persone con bandiere della Palestina, cartelli scritti al collo con scritto "genocidio" e qualche cartellone. "La richiesta che rivolgiamo ai giornalisti non è un generico parlare di Gaza: è quella di chiamarlo genocidio - spiega -. Questa parola non viene usata, chiediamo che le cose vengano chiamate col loro nome". I pacifisti fanno sentire la loro voce ma non basta, "abbiamo a disposizione fogli di carta, bandiere e cartelli - spiega Bertulaccelli -. Bisogna informare le persone su quello che sta succedendo. Non entra acqua, non entra energia, non entra cibo, non entrano medicine. Le persone vengono operate senza anestesia, la gente muore di fame. Se questo non è un genocidio cancelliamo pure la parola dal dizionario. Chiediamo di usare queste otto lettere".

Confusione - Quando si parla di temi delicati come la situazione a Gaza, e più in generale nei rapporti tra israeliani e palestinesi, subentrano argomenti che creano confusione nel dibattito, tra chi fa coincidere il popolo palestinese con Hamas e chi accusa i manifestanti pro-Palestina di antisemitismo. "Hamas è un'organizzazione terroristica che ha compiuto un massacro deplorevole - chiarisce la pacifista -. Israele ha risposto peggio di come rispondevano i nazisti. Il massacro in atto a Gaza non ha per oggetto militari o militanti di Hamas. Israele ha il diritto di difendersi, l'attentato compiuto il 7 di ottobre è deplorevole ma massacrare 60mila persone in risposta a questo è come spianare la Sicilia con la bomba atomica e dire che lo si è fatto per eliminare la mafia".

Karim Hamarneh - Un uomo si avvicina ai giornalisti, "sono palestinese, posso parlare?" ci chiede. Lo riconosciamo: si chiama Karim Hamarneh ed è il presidente dell'Associazione Culturale Liguria Palestina, è a Genova da tanti anni. "Dopo 19 mesi di attacchi, massacri, distruzione e pulizia etnica, oltre ai bombardamenti tolgono cibo, acqua e medicine: ditemi se non è un genocidio questo, mi sembra una definizione minima - si sfoga -. L'informazione, giornali e telegiornali dà piccoli spazi a questo. Noi gridiamo dal basso: non abbiamo la forza di convincere il nostro Governo".

Esperienza diretta - Hamarneh ci racconta delle voci che arrivano da Gaza. "Io ho un associato, un medico di Gaza che lavora a Genova. Ha perso tanti dei suoi familiari. Ha un contatto continuo, giornaliero con i genitori, i due fratelli, la sorella con tre bambini. Siamo al corrente di tutta la situazione. Soprattutto negli ultimi giorni si stanno intensificando i massacri, i bombardamenti e sono entrati l'altro ieri quattro camion, troppo poco. Chiediamo di cessare il fuoco e far entrare gli aiuti umanitari". Hamarneh è di Betlemme, "sono cristiano di origine" spiega. Ma "il nostro problema non è religioso, è di liberazione nazionale, democratico e laico. Oggi la situazione è particolare: non neghiamo che Hamas fa parte anche della resistenza palestinese però chiaramente la politica israeliana di oppressione rafforza queste forme di estremismi da entrambe le parti. Siamo contro questo: chiediamo di fare una pace giusta, di non fare più queste azioni repressive fortemente anti popolo". Poi l'appello: "Chiediamo a voi giornalisti di tenere presente le nostre richieste, vi chiediamo aiuto per parlarne e per sviscerare i problemi. Non abbiamo nulla contro gli ebrei. Siamo contro Israele come movimento sionista, ideologicamente razzista e per una pulizia etnica. Non siamo contro Israele come stato. Nel '93 abbiamo aderito agli accordi di Oslo che creavano due stati per due popoli. Abbiamo riconosciuto ufficialmente Israele e rinunciato alla lotta armata. Con le armi e la lotta armata non si può ottenere niente".