"Riequilibrare la possibilità di governare in questo Paese senza che il controllo sia totalmente sbilanciato a favore della magistratura"

"La politica dovrebbe cominciare a ragionare sugli equilibri di potere che nel nostro Paese si sono turbati, quindi le immunità parlamentari, oggi con la frammentazione dei poteri che c'è stata in tutti gli Stati moderni, bisognerebbe estendere semmai e non cancellare le immunità che oggi hanno solo alcuni parlamentari e non gli amministratori locali". È la priorità indicata dall'ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti in un'intervista radiofonica.

"Lasciamo stare i presidenti di Regione, - commenta Toti riferendosi alla sua vicenda personale - ma penso anche ai sindaci dei piccoli Paesi".

Controllo democratico sbilanciato a favore della magistratura - "La politica, dal 1993-94, poi con il governo Monti e durante tantissimi passaggi è stata essa stessa a imprigionarsi in un recinto sempre più stretto lasciando ad altri poteri dello Stato, uno di questi è la magistratura, la possibilità di intromettersi in temi che in altri paesi e ordinamenti e classicamente nell'equilibrio democratico sono lasciati alla politica"

"Ogni tanto la politica se ne accorge nel modo più brutale, come sta accadendo in questo momento e in altri casi meno. Ma il tema è sempre questo: riequilibrare la possibilità di governare in questo Paese senza che il controllo morale e di equilibrio democratico sia totalmente sbilanciato a favore della magistratura", ha detto Toti. "Questo vale per i migranti in Albania, per il sequestro di Salvini, per appalti e cose più banali che gli amministratori affrontano tutti i giorni e che la politica stessa, per non assumersi responsabilità, ha molto spesso demandato altrove. Il mio è un processo più alla politica che non alla magistratura - ha concluso - perché, come diceva Montesquieu, ci insegna che i poteri si estendono finché non trovano un argine alla loro estensione".

Regolare il finanziamento alla politica - "Bisogna cancellare una serie di norme che sono antitetiche al sistema democratico, penso al traffico di influenze, e regolare il finanziamento alla politica in modo che non vi siano equivoci, un imprenditore che finanzia la politica poi si trova accusato se fa una telefonata al politico per chiedere un qualcosa che gli è assolutamente dovuto" . Lo chiede al Parlamento l'ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, invitando "la politica a prendere il corpo legislativo del Paese e sfrondarlo di tutte le ipocrisie che ha messo in campo dal 1994 a oggi".

"Mentre io stavo agli arresti domiciliari per alcune decine di migliaia di euro di finanziamenti alla politica tracciati e regolamentati dalla legge, negli Stati Uniti Kamala Harris applaudita dalla stessa sinistra che protestava contro Toti stava raccogliendo centinaia di milioni - continua Toti -. Sono contrario al finanziamento pubblico alla politica perché viene fatto con le tasse degli italiani che magari andrebbero a partiti che non appoggeremmo, il controllo di legalità si fa sulla legittimità degli atti, lei non mi può dare dei soldi per trasformare il suo terreno da non costruibile a costruibile, e si fa sulla trasparenza degli atti".

"Immagino che sia pura ipocrisia immaginare che gli incontri tra la politica e gli imprenditori si facciano filmati in uno studio, si fanno dove si creano situazioni - aggiunge Toti -. Lo yacht di Spinelli era un ufficio della sua azienda né più né meno, dove si svolgevano le riunioni, allora non dovrei essere andato neppure a visitare il terminal di Singapore o la port authority ad Anversa piuttosto che andare a trovare il comandante Aponte a Ginevra, cose che invece ho fatto e rifarei perché con questi imprenditori abbiamo costruito possibilità di lavoro per tanti liguri".