"Un posto ce l'ha perché se lo conquista con i voti, non glielo deve certo concedere nessuno"

"Claudio Scajola è stato un esponente storico, sta aiutando la crescita del centrodestra nella raccolta di amministratori civici, di sindaci, con il sindaco di Palermo, con altri sindaci, con la sua esperienza. Claudio Scaiola un posto ce l'ha perché se lo conquista con i voti, non glielo deve certo concedere nessuno". Così il senatore Maurizio Gasparri, a margine di una visita a Ventimiglia (Imperia), rispondendo alla domanda se per l'attuale sindaco e presidente della provincia di Imperia si possa profilare un ritorno ai vertici di Forza Italia, partito che insieme a Silvio Berlusconi aveva contribuito a fondare.

Scajola entrò in Parlamento per Forza Italia nel momento più difficile, nel quadro delle elezioni anticipate del 1996, assumendo il ruolo di coordinatore nazionale del partito. Il governo Berlusconi I, insediatosi nella primavera 1994, era caduto dopo pochi mesi per il famoso "patto delle sardine" tra Bossi, Buttiglione e D'Alema. Seguirono un governo tecnico guidato da Lamberto Dini, il fallimento del tentativo di formare un altro esecutivo tecnico affidato ad Antonio Maccanico per l'opposizione di Gianfranco Fini, nuove elezioni in cui la Lega, andando da sola e facendo quindi perdere al centrodestra molti collegi uninominali, determinò la vittoria dell'Ulivo di Romano Prodi.

Forse in realtà c'era stato dell'altro, dietro l'implosione del governo Berlusconi, come ha rivelato recentemente (16 giugno 2024) il cardinal Camillo Ruini in un'intervista al Corriere della Sera. Subito dopo l'estate del 1994, in occasione di un pranzo al Quirinale, l'allora presidente Luigi Scalfaro aveva infatti chiesto al cardinal Ruini di "aiutarlo a far cadere" il primo governo di centrodestra guidato da Silvio Berlusconi. Il porporato, presidente della Cei, la Conferenza episcopale italiana, dal 7 marzo 1991 al 7 marzo 2007, lasciò cadere la richiesta irrituale del capo dello Stato. "La nostra decisione di opporci a quella che ci appariva come una manovra, al di là della indubbia buona fede di Scalfaro, fu unanime. E pensare che Scalfaro era stato per me un grande amico"-

"Rammento quando De Mita nel 1987 gli aveva offerto di diventare presidente del Consiglio, in opposizione a Craxi e con la benevolenza del Pci. Scalfaro allora era venuto da me e mi aveva detto che avrebbe rifiutato. 'Fai bene', avevo risposto. E infatti a palazzo Chigi sarebbe poi andato Amintore Fanfani", disse ancora Ruini al Corriere. "Per questo - prosegue il cardinale - rimasi colpito dal modo in cui aveva cambiato posizione, così nettamente. Penso che Berlusconi abbia mostrato i suoi pregi e i suoi limiti, come tutti gli altri politici, ma che non abbia avuto in alcun modo fini eversivi. I pericoli per la Repubblica semmai erano altri".

In questo contesto, con il Quirinale a detta di Ruini non più arbitro ma giocatore, mentre a Palazzo Chigi Prodi veniva ben presto sostituito da Massimo D'Alema, con la regia di un altro ex capo dello Stato ovvero Francesco Cossiga, in attuazione di quello che sembrava un disegno predefinito, Scajola lavorò con Berlusconi per costruire la rivincita a fine legislatura, mentre anche D'Alema cadeva e alla presidenza del Consiglio andava Giuliano Amato, che ebbe l'accortezza di concordare con il nuovo capo dello Stato Ciampi una data per lo scioglimento delle Camere funzionale allo svolgimento delle nuove presidenziali oltre l'arco della legislatura successiva.

Nel 2001 il centrodestra, rientrata la Lega, rivinse le elezioni e Scajola entrò al governo come ministro degli Interni, primo di una serie di incarichi che nel tempo lo ha visto anche alle Attività Produttive, allo Sviluppo Economico e all'Attuazione del Programma, nonché - nella breve legislatura 2006/2008 -  presidente del Copasir. Non si ricandida alle elezioni politiche del 2013 e, dopo un quadriennio ai margini, nel 2018 si ripresenta da "civico" alle comunali di Imperia, dove batte al ballottaggio il candidato di centrodestra, ottenendo la riconferma nel 2023 con oltre il 60%. Alle ultime Europee firma per primo il manifesto dei civici a sostegno di Forza Italia sotto le insegne di Polis. Solo Scajola può decidere se rientrare a pieno titolo in Forza Italia, ma le parole di Gasparri sono eloquenti.