Nella nostra regione dal 2019 al 2023 circa 17mila persone in più hanno richiesto pacchi alimentari

In Liguria la soglia di povertà per una famiglia composta da tre componenti è compresa in un range tra i 1.339 e i 1.407 euro, mentre a livello nazionale la stessa tipologia di famiglia italiana ha una soglia di povertà compresa fra i 1.308 e i 1.462 euro. Lo stipendio medio, secondo una indagine del sito Almalaurea vede i laureati di secondo livello dopo un anno dalla laurea con un salario di 1.366 euro e di 1.697 dopo cinque anni: anche se esistono delle differenze salariali dovute al tipo di laurea, come ad esempio un informatico che dopo un anno dalla laurea ha un salario di 1.723 euro e un laureato in economia che lo ha 1.414 euro, mentre un architetto guadagna dopo un anno 1.303 euro.

Poiché novembre è il mese dell’Educazione Finanziaria, Uil Liguria e Uilca Liguria hanno pensato ad appuntamento per riflettere sul ruolo che le istituzioni finanziarie possono avere per arginare la povertà: “Il ruolo del credito in Liguria nel contrasto alle nuove povertà”.

In Liguria, dal 2019 al 2023, circa 17 mila persone in più hanno richiesto di ricevere i pacchi alimentari messi a disposizione dal governo attraverso l’Europa.

Con la campagna contro la chiusura delle filiali avviata dalla Uilca su tutto il territorio nazionale, è stato evidenziato il ruolo sociale che hanno le banche circa il rischio che corre un territorio non presidiato da interlocutori regolamentati. Le forme non lecite di concessioni creditizie sono sempre dietro l’angolo.

“Il sistema bancario è centrale per la vita del Paese, per lo sviluppo dei territori e per il supporto a famiglie e imprese. Le banche devono recuperare il ruolo sociale di servizio alle comunità, al territorio e alle persone. Le filiali costituiscono presidio di legalità, in mancanza del quale intere aree rischiano di essere abbandonate, lasciando spazi a soggetti non regolati per l’erogazione del credito”, dichiara Fulvio Furlan, segretario generale Uilca

I dati elaborati da Roberto Telatin del Centro Studi Orietta Guerra illustrano come l’età media delle persone in Italia negli ultimi vent’anni sia aumentata da 43,8 anni a 46,2 anni, mentre in Liguria da 47,9 anni a 49,4 anni rendendo la regione la più anziana del Paese con 270,8 over 65 anni contro 100 giovani sotto i 14 anni, dato molto più elevato rispetto al dato nazionale di 193,11 anziani ogni 100 giovani.

In questo scenario, data la longevità della popolazione ligure, la nuova povertà nasce anche dall’indebitarsi per curarsi, una frontiera nuova per chi per decenni ha creduto che lo Stato sociale fosse una conquista definitiva.

Oggi la Liguria ha 30,76 pensionati ogni 100 abitanti, la percentuale più alta del Paese. La media nazionale è di 26,71 ogni 100 abitanti, in Liguria il 6,52 % dei maschi pensionati ha un reddito inferiore ai 500 euro mensili, mentre le donne che hanno una pensione sotto quel livello è l’8,87%. Il Gender pay gap per le donne si trascina dal mondo del lavoro a quello pensionistico e conferma la maggior fragilità finanziaria delle donne.

Altro fattore possibile portatore di povertà e sulla quale dobbiamo riflettere è la previdenza. Questo è il maggior problema visto l’andamento della demografia e la discontinuità della vita lavorativa soprattutto delle donne. La preoccupazione di milioni di cittadini per il futuro sarà come costruire pensioni per gli attuali giovani.

“Abbiamo creato la generazione di working poor che in Liguria come nel resto del Paese necessita dell’housing sociale per poter vivere – spiegano Emanuele Ronzoni, commissario straordinario Uil Liguria e Silvio Trucco, segretario generale Uilca Liguria - con questi salari diventa difficile anche costruirsi una pensione integrativa o una famiglia o generare dei figli. Non stupisce dunque visti i bassi salari che in Liguria nel 2023 il 44,7% delle famiglie non riesca a risparmiare e il 18,7% non riesca a sostenere le spese impreviste, dati comunque migliori di quelli nazionali dove sono il 45,5% le famiglie che non riescono a risparmiare e il 30,2% quelle incapaci di fronteggiare spese impreviste”.

Nel 2022 il credito al consumo in Liguria è cresciuto del 5,9%, e nel 2023 del 5,7% tipologia di prestito legata, ad esempio,  all’acquisto di una lavatrice o di un telefonino, per contro abbiamo avuto un calo dei prestiti per acquisto delle case del -2,3% nel 2023, dopo una crescita del 2,5% nel 2022. Meno case e più lavatrici e telefonini significa una società che pensa al breve e non al medio lungo? Alcuni dati nazionali spiegano come nell’arco di un decennio siano cambiati le finalità per richiedere il credito dietro le quali ci sono anche scelte di vita: i prestiti totali comprese le imprese nel complesso sono diminuiti del 11,8%, i mutui per la casa sono aumentati del 7,68%, i prestiti personali sono aumentati del 103% le cessioni di stipendio sono aumentate del 101% e continua la crescita del “buy now pay later” sulle piattaforme di e-commerce che rischia di essere una nuova bolla subprime, per la facilità di arrivare al sovraindebitamento.

“Uil Liguria e Uilca Liguria credono che, richiamare oggi il problema della ludopatia quale anticamera e/o conseguenza di una delle povertà originata dal gioco, non sia errato perché molti drammi familiari nascono oggi anche dalla dipendenza ai giochi- proseguono Ronzoni e Trucco -  In Liguria il gioco solo fisico, tipo lotto, lotterie, bingo, e apparecchi quali slot machines è passato dai 944 milioni del 2020 ai 1,5 miliardi del 2023. In Italia, compresi i neonati, i cittadini hanno speso, nel 2022 circa 2.300 euro pro capite per i giochi. Manca all’appello il gioco illegale, che sovente si lega all’usura”.

“Non è tuttavia della carità che hanno bisogno le persone in difficoltà oggi, ma di un soggetto strutturato, come una banca, che li aiuti anche nella gestione degli investimenti, nella protezione dell’azienda e dei suoi dipendenti, oltre che dei propri familiari, non solo che gli eroghi il credito – chiudono Ronzoni e Trucco -  Dobbiamo andare oltre al semplice servizio bancario ma costruire un ecosistema che regga agli squilibri sociali ed economici, che dialoghi con le persone per la tutela e lo sviluppo di un territorio e per questo dobbiamo anche chiederci se la chiusura di una filiale non sia una rinuncia alla tutela dell’interesse pubblico valore supremo di una comunità”.