Un emendamento sul rincaro autostradale scatena lo scontro politico e viene ritirato in giornata dopo le proteste dell’opposizione
Un emendamento inserito al decreto Infrastrutture ha aperto un fronte infuocato nel centrodestra, con una proposta di rincaro dei pedaggi autostradali a partire dal primo agosto, subito contestata dalle opposizioni e ritirata nel giro di poche ore. Il testo, sottoscritto da deputati di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, prevedeva un incremento calcolato sulla percorrenza, pari a un millesimo di euro per chilometro. L’obiettivo dichiarato: garantire maggiori risorse ad Anas per la manutenzione delle ex strade provinciali ora in gestione statale.
Firme e tensioni – Le firme dei principali partiti della maggioranza sembravano confermare un’intesa politica solida. Eppure, non appena la notizia è diventata pubblica, le distanze si sono moltiplicate. Da Fratelli d’Italia sono arrivate riserve sulla paternità del provvedimento, attribuito — informalmente — alla Lega. Dal Carroccio, invece, è arrivata una difesa del testo in quanto “misura condivisa”, con l’aggiunta che il rincaro sarebbe stato irrisorio per gli automobilisti: meno di un euro per alcune delle tratte più lunghe della rete nazionale.
Critiche delle opposizioni – La reazione dei partiti di minoranza è stata immediata. La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha accusato la presidente del Consiglio di aver cambiato idea rispetto a quando si opponeva agli aumenti, rilanciando una dichiarazione di Giorgia Meloni risalente al 2018 in cui si denunciavano i rincari dei concessionari come un’ingiustizia verso i cittadini. Per Schlein, oggi al governo si portano avanti le stesse logiche, ma senza ammetterlo.
Il ritiro – Con il passare delle ore, il clima si è fatto sempre più teso. Verso le 18 è arrivata la nota ufficiale di Matteo Salvini, che ha chiesto il ritiro dell’emendamento e sottolineato la presenza di firme di tutti i partiti della coalizione. L’intenzione, evidente, era quella di sgonfiare la polemica, evitando che il tema diventasse un terreno di scontro politico interno. Poco dopo, la deputata leghista Elisa Montemagni ha annunciato di aver tolto la sua firma al testo e chiarito che non avrebbe sostenuto la proposta in aula.
Il caso Liguria – La notizia ha avuto un’eco ancora più forte in Liguria, dove la rete autostradale resta una delle più critiche del Paese. Dal crollo del ponte Morandi, nel 2018, la regione vive una situazione di emergenza continua: cantieri ovunque, rallentamenti sistematici e una qualità del servizio che molti cittadini giudicano inadeguata. In passato, Autostrade per l’Italia aveva concesso l’esenzione dai pedaggi su alcune tratte, ma la Regione ha rinunciato a questa misura in cambio di opere compensative, come il tunnel subportuale di Genova e quello della Fontanabuona. Infrastrutture che richiederanno anni per essere completate, mentre i pedaggi sono tornati a essere pagati regolarmente, giorno dopo giorno.
Reazioni finali – Giuseppe Conte ha denunciato l’ennesima misura a carico dei cittadini, accusando la maggioranza di favorire i grandi gruppi economici mentre lascia indietro le famiglie. Riccardo Magi, segretario di Più Europa, ha attaccato la gestione del caso da parte di Salvini, definendola una manovra tardiva, utile solo ad arginare il malcontento. Per molti esponenti dell’opposizione, il rischio di nuovi aggravi in autostrada non è del tutto scongiurato, almeno finché il ritiro dell’emendamento non sarà ufficiale e definitivo.