Il sindacato denuncia un modello di sicurezza basato solo sull’impatto mediatico. Traverso: “Si ignora la criminalità organizzata, così la città resta scoperta”
La Squadra Mobile della Questura di Genova è in seria difficoltà. A denunciarlo è il SIAP, il Sindacato Italiano Appartenenti Polizia, che attraverso il segretario provinciale Roberto Traverso — anche componente della segreteria nazionale — lancia un allarme chiaro: “Le condizioni operative della Squadra Mobile sono critiche, e il modello di sicurezza cittadino continua a privilegiare la visibilità mediatica rispetto all’investimento nell’attività investigativa”.
Secondo il sindacato, la mancanza di personale e di risorse sta compromettendo il lavoro quotidiano degli investigatori, con conseguenze dirette su due fronti delicatissimi: il contrasto allo spaccio di droga e la gestione dei casi di violenza di genere e domestica legati al Codice Rosso.
Sezioni ridotte all’osso - I numeri forniti dal SIAP parlano da soli: la sesta sezione (narcotici) conta appena 9 operatori, la quarta (criminalità diffusa) 13, e la terza (omicidi e Codice Rosso) solo 11 dipendenti.
“Numeri drammaticamente insufficienti per una città complessa come Genova — spiega Traverso — che richiede un’azione investigativa costante e di iniziativa, non limitata ai controlli di facciata.”
Nonostante le difficoltà, la Squadra Mobile riesce ancora a ottenere risultati importanti. Ma, sottolinea il SIAP, “senza un vero potenziamento strutturale e organico, l’azione investigativa non potrà mai incidere sulle dinamiche criminali che si stanno consolidando sul territorio”.
Provvedimenti tampone e mancanza di visione - Il sindacato critica anche l’uso “disordinato e parziale” degli strumenti amministrativi previsti per la sicurezza urbana, come gli ORDAL (provvedimenti di allontanamento emessi dalla Polizia Locale) e i DACUR (disposti dalla Questura).
“Si tratta di strumenti tampone, non risolutivi — osserva Traverso —. Hanno una portata limitata e non sostituiscono l’indagine vera. Ma a Genova si continua a illudersi che bastino a risolvere il problema dello spaccio.”
Alla base di tutto, secondo il SIAP, manca un vero coordinamento strategico: “Quando si parla genericamente di ‘patti sulla sicurezza’, si crea solo confusione. I patti realmente efficaci sono quelli previsti dal decreto Minniti del 2017, ma a Genova si continua a fare riferimento a formule vuote e non operative.”
“Si finge di non vedere la criminalità organizzata” - Uno dei passaggi più critici della denuncia riguarda il silenzio sul tema della criminalità organizzata:
“A Genova si parla tanto di spaccio, degrado e microcriminalità — afferma Traverso — ma si continua a ignorare che questi sono solo sintomi di un fenomeno più ampio. La criminalità organizzata esiste, opera, si muove sul territorio, ma è sistematicamente esclusa dalla narrazione pubblica.”
Senza indagini continuative e mirate, e senza una Squadra Mobile messa davvero nelle condizioni di lavorare, avverte il SIAP, “questi fenomeni non potranno che rafforzarsi”.
“Servono investimenti e non propaganda” - Il sindacato chiede dunque un intervento immediato per rafforzare l’organico della Squadra Mobile, “cuore dell’attività investigativa della città”, e una revisione complessiva del modello di sicurezza.
“La città di Genova — conclude Traverso — ha bisogno di una strategia vera, non di gestione orientata all’impatto mediatico o ai numeri delle conferenze stampa. Solo investendo nelle risorse umane e costruendo un coordinamento reale tra forze dell’ordine e istituzioni si potrà garantire una sicurezza concreta, duratura e credibile.”