Bordilli (Lega) rivendica l’impostazione degli anni precedenti, sindaca Salis rileva che il presepe a Tursi fu fatto solo nel '23 e '24
A Genova il clima natalizio entra anche in aula consiliare, dove oggi è andato in scena un nuovo capitolo dello scontro politico tra centrodestra e amministrazione Salis su presepi, luminarie ed eventi delle festività. La sindaca Silvia Salis ha risposto in aula all’interrogazione presentata dalla capogruppo della Lega, Paola Bordilli, già assessore alle Tradizioni durante la giunta Bucci.
Bordilli ha rivendicato l’impostazione degli anni precedenti, sostenendo che le amministrazioni passate avessero sempre “aggiunto iniziative senza mai toglierne”, citando tra gli esempi concerti, luminarie, il corso per presepisti, il concerto delle campane e la slitta di Babbo Natale nelle delegazioni. Ha poi criticato la decisione dell’attuale amministrazione di non allestire il presepe a Palazzo Tursi, sostituito da un mercatino costato 55mila euro.
La sindaca Salis ha replicato contestando la narrazione di una tradizione consolidata: “In otto anni di centrodestra il presepe a Tursi è stato allestito solo nel 2023 e nel 2024, mentre in questi giorni è stato raccontato come se esistesse da decenni. Dal 2017 al 2022 dov’era tutto questo attaccamento alla tradizione?”. Citando Dickens, Salis ha rivendicato un Natale che unisce “tradizione e innovazione”, respingendo le accuse di voler “sfrattare Gesù dall’atrio del Comune”.
Il riferimento è alle critiche di Pietro Piciocchi, capogruppo di Vince Genova, che sui social aveva definito la scelta dell’amministrazione “un atto di furia ideologica estremista”, aggiungendo “Ridateci il bambino”. In aula è intervenuta anche la consigliera della Lista Salis, Sara Tassara, con un’interrogazione di segno opposto, invitando a riflettere sul Natale “in un mondo in cui oggi Gesù sarebbe nato nella Gaza devastata dalle bombe”.
La discussione si è chiusa con la protesta di Piciocchi contro i toni della sindaca: “Siamo stati eletti da migliaia di cittadini. Usi questa prepotenza con la sua maggioranza, non con noi”.
Una polemica che, almeno per ora, sembra destinata a proseguire. Infatti un comunicato unitario dei consiglieri di centrodestra recita: "Faziosità, populismo, livello becero delle polemiche" così la sindaca Silvia Salis oggi ha definito le contestazioni sollevate dalla nostra opposizione di fronte alla decisione scelta della giunta di non fare quest’anno il presepe a palazzo Tursi. Devono saperlo con chiarezza i genovesi che avrebbero avuto piacere di vedere il presepe, con tutta la tradizione e i simboli che porta con sé nel comune, che è la casa aperta a tutti. La risposta stizzita e livorosa della sindaca, davvero poco consona a un clima pre-natalizio, lascia trasparire la grande difficoltà nell’affrontare il tema. Perché la sindaca sa benissimo che può raccontarci e raccontare che ci sarà uno splendido presepe a palazzo rosso, potrà imputarsi sul fatto che verranno valorizzati presepi nelle varie delegazioni, cosa che è nata proprio con il centrodestra (e speriamo che in tanti andranno a visitarli e noi saremo tra quei genovesi che li apprezzeranno), ma quello che non può in alcun modo spiegare, con nessuna iperbole o maleducato attacco al nostro compito di consiglieri, sono le parole riferite in commissione dalla sua assessora Beghin. Testualmente (e basta riascoltare l’audio pubblico) l’assessore ha dichiarato che "a qualcuno spezzerà il cuore ma il presepe non ci sarà. Invece ci sarà il villaggio di Babbo Natale... Queste sono scelte, giustamente sono scelte politiche". Il presepe non è a Tursi non perché sarà a palazzo rosso, non perché sarà in altre delegazioni ma dichiaratamente per scelta politica. Questo è inaccettabile. Questo è un modo di fare politica orrendo, sindaca Salis. Il vostro, non il nostro. Stiamo usando in questo comunicato lo stesso aggettivo che ha provato a usare nei nostri confronti. Ma delle due l’una: o prende le distanze dalle parole della sua assessora smentendola e facendo lei, non noi, marcia indietro, o resterà la sindaca che ha scambiato Gesù bambino per Babbo Natale e non ha voluto il presepe a Tursi per una scelta politica inaccettabile, oltre che incomprensibile.