Sette anni dopo la tragedia, il presidente della Regione rivendica risultati e chiede coesione per infrastrutture e sviluppo della città
A sette anni dal crollo del ponte Morandi, Marco Bucci guarda indietro a uno dei momenti più drammatici della storia recente di Genova: “Sono sette anni, e certamente lasciano un segno”, osserva. “Nei primi due anni questa tragedia è stata almeno il 50% delle mie attività, dedicati alla ricostruzione del ponte e, soprattutto, alla rivitalizzazione della città. Genova era stata colpita duramente, ma da quella visibilità abbiamo ottenuto anche risultati straordinari: 6 miliardi di investimenti, grazie alla risonanza internazionale che l’opera ha avuto”.
L'immagine della città - “La foto dell’inaugurazione finì sul Wall Street Journal, e tutte le testate mondiali parlarono di noi. È stato un orgoglio, ma anche una responsabilità: da lì in poi si è aperta una stagione di grandi finanziamenti e progetti che ancora oggi sono in corso”.
L'assenza del Governo - Alla celebrazione di questo 14 agosto non saranno presenti esponenti del Governo, a eccezione di Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture, che è però egli stesso genovese: “Sono certo che sarebbe venuto comunque, anche se non fosse viceministro. Ma come viceministro va considerato un esponente del governo, è un dato di fatto. Per il futuro chiederemo ancora più attenzione, perché non è una vicenda chiusa: c’è un processo in corso e la pubblica opinione può spingere”. Bucci rivendica anche i passi avanti ottenuti sul fronte normativo: “Il recovery plan significa rimborsi, o meglio indennizzi, per quello che è successo e per le vittime. La nuova legge voluta da Rixi e dal ministro Salvini è un fatto concreto, e i giornali lo hanno riconosciuto”.
La frase e la reazione della città - Rievocando le ore successive alla tragedia, Bucci torna su quelle parole pronunciate davanti alle telecamere: “Dopo due ore dissi ‘Genova non è in ginocchio’. Non mi resi conto subito dell’importanza di quella frase. Sorprese i giornalisti, ma cambiò l’approccio: dalla commiserazione alla reattività”. Bucci sa bene che per chi ha perso un parente “il dolore resta e la vita è in ginocchio”, ma insiste: “Per il resto della popolazione era necessario rialzarsi e riprendere le attività. La città lo ha fatto, con manifestazioni di estrema generosità: c’è chi ha messo a disposizione gru, camion, aree per i cantieri, appartamenti temporanei per gli sfollati”.
Fondi e opere in corso - Il bilancio degli investimenti è dettagliato: “Oltre il 60% è già in cantiere, il resto sarà speso entro il prossimo anno. Mancano 400 milioni che torneranno a Roma (il riferimento è allo Symetro, ndr), ma questo è un altro discorso”.
Rapporti con la nuova amministrazione - Alla domanda sulla nuova giunta comunale, Bucci risponde con cautela: “Vedo molte cose ferme, ma ho fiducia che possano ripartire. La strategia dovrebbe essere diversa, ma la sindaca e la giunta hanno il diritto e il dovere di decidere. Io non contesterò mai le decisioni: posso dire che non sono d’accordo, ma poi mi tiro su le maniche per minimizzare i danni e massimizzare i benefici per la città”.
AMT e trasporti - Parlando di mobilità, Buci ricorda la fusione tra le aziende di trasporto e la scelta di mantenerle in house, quella che all’epoca fu forse la decisione più di sinistra che abbia preso: "Ma ha reso AMT una grande azienda, forte e capace di andare avanti. La gratuità ha fatto scuola in Italia e in Europa. Pensavamo anche a una gratuità totale del sistema e oggi resta l’idea di un’azienda regionale, unica per trasporti e gestione rifiuti”.
Sanità e riorganizzazione delle Asl - Sulle polemiche interne alla maggioranza: “È giusto che tutti dicano la loro. Io ricevo quattro o cinque e-mail al giorno di cittadini che si lamentano, e le giro a chi di dovere. In genere si risolve in tempi rapidi: è così che si deve lavorare”.
Ilva e sviluppo industriale - Sul futuro dell’ex Ilva di Cornigliano, Bucci è netto: “L’Italia ha bisogno dell’acciaio, e noi possiamo coprire l’80% del mercato nazionale della banda stagnata. Il forno elettrico darebbe 400-500 posti di lavoro e non occuperebbe tutte le aree, liberandone per altre attività industriali. È un progetto che garantirebbe autonomia e ricchezza alla città”.
Porto e pianificazione - Anche il porto rientra tra le priorità: “Il piano regolatore del passato, che fotografava la situazione e la proiettava per vent’anni, non ha più senso. Serve flessibilità per adattarsi ai trend di mercato e prevenirli, per essere i primi e non inseguire”.
Skymetro e stadio - Sul progetto Skymetro, abbandonato dall’amministrazione, Bucci è scettico: “Quattro anni di lavoro ci hanno portato a dire che ci sono pochissime soluzioni per la Val Bisagno. Se qualcuno trova un’alternativa, ben venga, ma sarà molto difficile”. Per lo stadio di Marassi e la candidatura agli Europei 2032 invita Comune e club a “mettere le intenzioni sul tavolo e iniziare subito a lavorare”.
Politica e giunta regionale - Conferma per l’autunno la seconda votazione necessaria a modificare lo statuto e nominare due nuovi assessori. Non fa nomi, ma sottolinea che “servono persone capaci e motivate, indipendentemente dall’appartenenza politica”. Sui sottosegretari propone di discuterne per la prossima legislatura, cercando un accordo ampio: “All partisan, come si dice”.