Pd: "Regione Liguria finisce col restare in silenzio su una situazione umanitaria gravissima, dove a rimetterci sono le persone più fragili"
In un clima internazionale segnato da forti tensioni e crescenti polarizzazioni, i capigruppo regionali Matteo Campora (Vince Liguria – Noi Moderati) e Giovanni Boitano (Orgoglio Liguria) prendono una posizione netta a favore del dialogo e della diplomazia come strumenti indispensabili per la costruzione della pace.
I due consiglieri si dicono contrari ai documenti recentemente presentati in Consiglio regionale da alcuni colleghi, tra cui Gianni Pastorino e Selena Candia, i quali invitano a interrompere i rapporti istituzionali con il Governo israeliano. Una scelta che, secondo Campora e Boitano, rischia di compromettere ogni possibilità di mediazione e confronto.
“Che non passi il messaggio che ignoriamo la gravità della guerra – afferma Matteo Campora – ma il nostro auspicio è che si continui a cercare il confronto attraverso il dialogo e non attraverso la violenza. Come affermava Isaac Asimov, ‘la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci’. Quando manca la capacità di comprendersi, si ricorre alle armi. Ma chiudere le porte al dialogo non aiuta: mantenere vivo il canale della diplomazia può rappresentare un contributo concreto alla costruzione della pace”.
Sulla stessa linea d’onda anche Giovanni Boitano, che sottolinea la delicatezza del momento: “È fondamentale non precludere alcuna via che possa portare al dialogo. La diplomazia e il confronto restano gli strumenti più efficaci per affrontare questioni tanto complesse e dolorose. Chiudere i rapporti internazionali significa rinunciare alla possibilità di un percorso di pace”.
Di diverso avviso il Pd, che in una nota congiunta del gruppo consiliare e delle territorialità di Genova e Liguria, sostiene: "Con la bocciatura delle mozioni presentate dai consiglieri di opposizione, con le quali si chiedeva l'interruzione dei rapporti istituzionali e commerciali con lo Stato di Israele, la maggioranza di centrodestra in Regione Liguria ha perso l'occasione di alzare la voce su un tema di capitale importanza come i crimini che il governo israeliano sta mettendo in atto ai danni del popolo palestinese. A Gaza i morti dopo i gravissimi attacchi del 7 ottobre 2023 superano abbondantemente i 40mila, anche a causa delle strategie criminali dell'esercito israeliano che impediscono alle organizzazioni umanitarie di portare assistenza e cibo ai civili, in totale violazione dei diritti umani. Il governo italiano fa un vergognoso gioco del silenzio, con Giorgia Meloni che è riuscita nel capolavoro di fare un intero discorso sulla crisi in Medio Oriente senza menzionarne i protagonisti perché suoi alleati: il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu e il presidente americano Donald Trump. I suoi sodali nel Consiglio Regionale della Liguria non fanno meglio: dopo 5 minuti di riunione di maggioranza, richiesta ad hoc per confrontarsi, portano motivazioni imprecise e confuse, addirittura un consigliere è riuscito a dire che gli attacchi del 7 ottobre sarebbero stati effettuati da "Gaza" e non da "Hamas". L'ipocrisia di chi sostiene che non competa alla Regione Liguria una presa di posizione di questa natura si scontra non solo con i recenti posizionamenti politici della Regione Puglia e della Regione Emilia - Romagna, che hanno sostenuto ed approvato ordini del giorno in linea con quelli proposti oggi durante il Consiglio Regionale Ligure, ma si fa scudo di una millantata posizione pacifista tanto citata quanto mal praticata. Il risultato è che la Regione Liguria finisce col restare in silenzio su una situazione umanitaria gravissima, dove a rimetterci sono le persone più fragili: bambine, bambini, donne, anziane, anziani, neonati che muoiono tra le bombe, o sopravvivono a stento tra violenza, povertà, sete, fame. I consiglieri di centrodestra oggi si sono resi responsabili di aver voluto ignorare una tragedia di fronte alla quale è necessario non solo essere inorriditi ma anche compiere qualsiasi azione possibile, seppur limitata ai confini di una Regione”.