Il ministro ha infine invitato a guardare la situazione con realismo, ricordando che l’intero settore siderurgico europeo è sotto pressione
Il futuro dell’ex Ilva non passa dall’amministrazione straordinaria, ma dalla cessione del complesso industriale a un soggetto in grado di rilanciarlo, sostenuto dal nuovo quadro autorizzativo ambientale e dal percorso di decarbonizzazione avviato. Lo ha ribadito il ministro dell'Industria Adolfo Urso, rispondendo al question time alla Camera.
Il ministro ha spiegato che l’amministrazione straordinaria fu disposta dopo il fallimento di ArcelorMittal e che l’obiettivo resta immutato: individuare un acquirente capace di garantire continuità produttiva e un piano industriale compatibile con i criteri ambientali. «Il Piano industriale alla base della procedura di gara rimane quello iniziale: non è cambiato», ha precisato Urso, ricordando che esso recepisce il vincolo alla decarbonizzazione “da conseguire nei tempi più brevi possibili”.
La gara internazionale è in corso, ma i negoziati si stanno rivelando complessi. «L’obiettivo è sfidante», ha sottolineato il ministro, spiegando che il Governo sta lavorando alle condizioni abilitanti, a partire dal costo dell’energia, considerato il fattore più critico anche in funzione degli investimenti green. «La tecnologia verde ha bisogno di gas», ha ricordato Urso. Poiché la soluzione della nave rigassificatrice non è praticabile per le opposizioni degli enti locali, il Governo sta valutando alternative per un rifornimento terrestre sostenibile dal punto di vista economico.
Parallelamente, l’esecutivo prepara misure per favorire nuove attività produttive nelle aree che verranno liberate dalle lavorazioni siderurgiche, sia a Taranto sia a Genova. «Abbiamo già concordato con gli enti locali una serie di incontri nelle prossime ore», ha aggiunto il ministro.
Per quanto riguarda lo stabilimento di Genova Cornigliano, Urso ha assicurato che non esiste alcun piano di chiusura. La riduzione dei flussi di coils è legata alle attività di manutenzione straordinaria e revamping in corso a Taranto, complicate dal sequestro probatorio dell’Altoforno 1, in attesa da oltre sette mesi della conclusione della perizia. Anche gli altri due altoforni sono oggetto di interventi che incidono temporaneamente sulla produzione.
Il completamento dei lavori, previsto entro febbraio 2026, permetterà di riportare la produzione a circa 4 milioni di tonnellate annue. Questo, secondo il ministro, consentirà la progressiva riattivazione degli impianti genovesi nel rispetto dell’Accordo di programma. Contestualmente, saranno avviate iniziative di nuova industrializzazione nelle aree non più operative, in linea con la vocazione produttiva della città.
Urso ha infine invitato a guardare la situazione con realismo, ricordando che l’intero settore siderurgico europeo è sotto pressione: pesano i costi della decarbonizzazione, i prezzi elevati dell’energia e la concorrenza asiatica, che rende ancora più complesso il rilancio degli stabilimenti italiani.
Ilaria Cavo (Noi Moderati) - “Condividiamo il fatto che sull’ex Ilva il governo ha ereditato un lascito pesante, come ha ripercorso oggi il ministro Urso. Apprezziamo gli sforzi fatti e in atto sui temi dell’ambiente, delle manutenzioni, degli ammortizzatori sociali. Recepiamo con favore che il piano industriale resta quello a base della gara e lo sforzo per il rifornimento del gas via terra, a Taranto, per rimediare al no alla nave rigassificatrice. È positivo che si predispongano interventi per una nuova industrializzazione delle aree libere dall’attività siderurgica sia a Taranto che a Genova, come annunciato oggi dal ministro. Detto tutto questo, è però evidente che occorre dare risposte agli operai che stanno scioperando sia a Taranto, sia nella mia città, Genova: va bene pensare alle aree ma prima bisogna pensare ai dipendenti, agli operai, perché in questo momento sono la priorità”. Cosi Ilaria Cavo, deputata ligure di Noi Moderati e vicepresidente della Commissione attività produttive della Camera, nel question time con il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, sulle iniziative per assicurare il mantenimento dei livelli di produzione dei siti ex Ilva di Taranto e del Nord Italia, di Genova in particolare, a seguito del nuovo piano che prevede cosiddetto ciclo corto (produzione di acciaio a Taranto con immissione subito sul mercato con ridotto invio dei coils agli stabilimenti del Nord). “Il ministro – aggiunge - ha assicurato che non chiuderà nessuno stabilimento, che la riduzione dei flussi verso gli stabilimenti del nord è solo temporanea e dovuta alle manutenzioni in corso a Taranto. Tuttavia, in considerazione delle risposte che in questo momento stanno aspettando i lavoratori, avendo presente l’eccellenza rappresentata da tutta la lavorazione a freddo degli stabilimenti di Genova e del Nord, chiediamo uno sforzo aggiuntivo perché non venga fermata nessuna delle linee produttive. È necessario – conclude Cavo - fare tutto il possibile per garantire a Genova e ai siti del Nord i livelli di approvvigionamento avuti finora in attesa dell’esito della gara”.
Alberto Pandolfo (Pd) - "La risposta del ministro Urso è come sempre insufficiente e senza dati concreti a supporto. Sul futuro dell'ex Ilva in Liguria il tempo è scaduto e il ministro non è in grado di garantire nulla sull'attività produttiva. La promessa che l'attività dello stabilimento di Genova sulla zincatura è sospesa fino a febbraio è inutile e ingiustificata se non esiste un piano industriale vero. Oggi Urso certifica che non c'è futuro per gli stabilimenti di Cornigliano, Novi Ligure e di Racconigi. La manutenzione straordinaria è il rifugio dentro il quale il ministro si nasconde". Lo dichiara il deputato e capogruppo Pd in Commissione Attività produttive, Alberto Pandolfo. "A Genova - sottolinea il parlamentare dem - i lavoratori ex Ilva sono in presidio permanente e sanno bene che senza i coils provenienti da Taranto, senza nuovi investimenti e senza un cronoprogramma reale, la produzione si ferma. Le promesse fatte da Urso pochi giorni fa proprio a Genova non sono state mantenute: l'esito del bando di concorso è stato un fallimento con 8 offerte 'spezzatino' e 2 prive di carattere industriale". "Oggi tutta Genova e non solo i lavoratori ex Ilva, è schiacciata dall'incertezza sul suo futuro industriale e l'inerzia del governo è la principale causa del problema", conclude Pandolfo.
Rifondazione Comunista - "Il governo si assuma le sue responsabilità, solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori". Lo afferma la federazione ionica del Partito della Rifondazione Comunista in una nota sull'ex Ilva, dopo le mobilitazioni in corso a Taranto, Genova e Novi Ligure. "Le lavoratrici e i lavoratori di Acciaierie d'Italia hanno dato al governo la risposta che merita: blocchi, sciopero, cortei e presidi hanno chiarito che non accetteranno soluzioni che non garantiscano occupazione e riconversione ecologica delle produzioni", si legge nel comunicato.
Rifondazione esprime piena condivisione "della radicalità nelle forme di lotta" e ribadisce che "non c'è altra via per impedire che la grande industria italiana dell'acciaio vada verso la definitiva chiusura o un deciso ridimensionamento". Dal 2012, viene ricordato, il partito indica come unica soluzione capace di tenere insieme diritto alla salute e diritto al lavoro la riconversione ecologica, l'intervento diretto dello Stato e la nazionalizzazione di Acciaierie d'Italia.
"È ormai chiaro che questa è l'unica risposta possibile. Il governo non può sottrarsi alle sue responsabilità: avanti con sciopero e blocchi, piena solidarietà", concludono Paolo Benvegnù, Gianni Ferretti, Valentina Basta e Stefanella Ravazzi.
Luca Pastorino (Pd) - "Usciamo allibiti e ancor più preoccupati dal question time in aula di oggi alla Camera con il ministro del made in Italy Adolfo Urso sul futuro di ex-Ilva con particolare attenzione allo stabilimento di Genova Cornigliano. Il ministro ha detto in modo chiaro e inequivocabile che nulla cambierà, che non ci sono posti di lavoro a rischio, pur citando numeri non coerenti con il totale degli occupati. Non ha inoltre risposto sulla ripresa della zincatura a Genova, mentre i suoi argomenti sono sempre gli stessi, in primis il piano di decarbonizzazione già proposto a settembre che ora slitterebbe a fine marzo. Unica novità sarebbe quella dell'apertura a individuare un soggetto pubblico - peraltro senza dire quale - che entri nella partita".
Lo scrive in una nota il deputato ligure del PD Luca Pastorino, dopo la risposta del ministro Urso al question time in cui, insieme anche ai colleghi Ghio e Pandolfo, ha chiesto conto del futuro di ex -Ilva. "Ci siamo trovati davanti a un ministro confuso che non ha percepito né la situazione né il problema sociale in corso - ha concluso -. A questo punto chiediamo con insistenza un intervento diretto della premier Giorgia Meloni".
Valentina Ghio (Pd) - "Poche settimane fa il ministro Urso è venuto a Genova per annunciare un accordo che lui stesso ha definito 'storico' sul rilancio dell'ex Ilva ma l'annuncio si è dimostrato un bluff. Oggi i lavoratori di Genova sono in presidio permanente in strada, preoccupati per il loro futuro e la protesta è estesa anche ai dipendenti degli stabilimenti di Novi Ligure, Racconigi oltreché a Taranto. In Aula il ministro Urso continua a rispondere con parole vaghe e non dà certezza sulla ripresa della piena operatività degli stabilimenti ex Ilva e su come il governo voglia intervenire per garantire produzione e occupazione". Così la deputata ligure e vicepresidente del Gruppo Pd, Valentina Ghio intervenendo durante il Question time con il ministro Urso.
"Lo stabilimento di Genova Cornigliano è da sempre un presidio strategico per la Liguria ma oggi gli impianti di zincatura sono sottoutilizzati, così come è assente un nuovo piano industriale. Gli scenari sono sempre più preoccupanti: si parla di 'ciclo corto' e tagli alla produzione. Rimane anche oscuro il passaggio in cui il ministro durante l'intervento al Question time alla Camera dichiara che ci saranno nuove iniziative di reindustrializzazione nelle aree non più in uso e che ha programmato incontri sul territorio sul tema. Cosa ha voluto dire? Che ci saranno aree sottratte a Ilva? Questo governo si decida a fare chiarezza e soprattutto a rilanciare la produzione siderurgica in Italia in modo serio e trasparente e dia risposte ai lavoratori e al territorio. Perché anche oggi - conclude Ghio - dal Governo Meloni non e' arrivata alcuna risposta concreta".