Minuti di silenzio e clangore di chiavi in sala rossa nella discussione ex articolo 55 sul tema della violenza sulle donne
Minuti di silenzio e clangore di chiavi in sala rossa nella discussione ex articolo 55 sul tema della violenza sulle donne, ma anche un botta e risposta al vetriolo con la capogruppo della Lega Paola Bordilli, e la stessa sindaca Silvia Salis, sul caso della foto della prima cittadina in costume da bagno fatta circolare durante la campagna elettorale dagli avversari politici.
"Quando capiremo che la violenza contro donne è una questione di Stato?". Così la sindaca di Genova Silvia Salis ha concluso il suo lungo intervento in consiglio comunale in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne. Il discorso della prima cittadina ha poi dato il la a una serie di interventi da parte dei vari gruppi. Alcuni consiglieri comunali, in sala rossa - nei banchi della maggioranza - hanno scelto di presenziare disegnandosi un segno rosso in volto, simbolo della battaglia alla violenza di genere. "Oggi tutte e tutti siamo chiamati a rompere un silenzio - ha detto Salis - il silenzio che spesso vede qualcuno dirci che la violenza contro le donne è solo un fatto privato, ma noi diciamo con forza che la violenza contro le donne è una questione culturale, sociale e politica, e riguarda tutte noi, riguarda ciò che una società tollera, normalizza o minimizza". Salis ha parlato di "terrorismo di prossimità, quando una donna smette di uscire con le amiche perché lui è geloso o le controlla l'abbigliamento, è un terrorismo invisibile, subdolo, un terrorismo senza una sigla che lo definisca, ma con milioni di complici inconsapevoli, serve soprattutto un cambio di paradigma, proteggere le donne come proteggiamo i cittadini da qualsiasi altra grave minaccia". Salis continua: "Oggi, per favore, non fermiamoci a dire no alla violenza, diciamo qualcosa di più complesso, la violenza contro le donne è il nostro problema, non possiamo più permetterci una politica che si limita a piangere le vittime".
Quindi, il botta e risposta Bordilli ha recriminato sul fatto che alcuni candidati con la sindaca, sui social, avevano fatto delle battute sul fatto che in passato fossero comparsi pesanti insulti sui manifesti elettorali della leghista. Salis, che aveva già fatto un lungo intervento sul tema, ha ripreso la parola per ricordare che la stessa Bordilli e la Lega, sempre durante la campagna elettorale, avevano strumentalizzato una sua foto in spiaggia con tanto di figlio piccolo senza volto oscurato.
"Quando si parla di violenza di genere bisogna controllare di avere lo storico a posto", ha detto. Bordilli ha controreplicato di non ricordare di avere mai postato nulla del genere e che "comunque non bisogna certo vergognarsi di mostrare il proprio corpo in costume".
A quel punto la sindaca l'ha fatta avvicinare per mostrare il cellulare, dove si trovava uno screenshot. Anna Orlando, di Vince Genova, prima di usare uno dei suoi tre minuti per una parentesi di silenzio per le vittime di femminicidio, ha accusato Salis di strumentalizzare a sua volta il tema della violenza sulle donne: "Tra le righe del suo discorso abbiamo letto attacchi al governo, se non è strumentalizzazione questa". Salis le ha rinfacciato di aver utilizzato parole non rispettose nei suoi confronti in un'intervista, sempre durante la campagna elettorale. Per il resto, sono stati molti gli interventi in aula.
La capogruppo di Avs Francesca Ghio ha dato vita a un micro flash mob con gli altri esponenti della maggioranza, facendo risuonare chiavi, borracce e altri oggetti metallici: "Ci chiedono di fare le brave, di fare silenzio, ma il nostro ruolo non è fare un minuto di silenzio, il nostro ruolo è fare rumore". Marco Casini, consigliere del M5s, ha usato il tempo a sua disposizione per leggere i nomi di donne uccise da uomini. Lorenzo Pellerano (Noi Moderati - Orgoglio Genova) ha osservato che "il problema della violenza sulle donne compete molto agli uomini, perché in moltissimi ambiti si è condizionati da un retaggio culturale per cui oggi chi nasce femmina parte svantaggiato". Martina Caputo, capogruppo del Pd, ha risposto sulle accuse di strumentalizzazione: "Quello della violenza di genere è un tema politico e noi non abbiamo la stessa idea del centrodestra su come occuparsene". Sergio Gambino (Gruppo misto), dal canto suo, ha espresso la necessità di "procedere con un consenso informato delle famiglie sul tema dell'educazione sessuo-affettiva a scuola" e ha ricordato che, parlando di strumentalizzazioni, "il centrosinistra al tempo si astenne dal voto sul codice rosso".