Primo Forum 'Lavoro e Futuro', Dentone (Federcuochi): "Sotto stress e senza orari, serve riforma per rendere la ristorazione un lavoro normale"

Scritto il 20/10/2025
da Carlotta Nicoletti

"Noi della mia generazione siamo cresciuti lavorando anche 12 o 13 ore al giorno. Ma oggi abbiamo capito che non è giusto"

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Nel corso del Forum “Lavoro e Futuro” di Telenord, Alessandro Dentone, presidente ligure della Federazione Italiana Cuochi, ha portato all’attenzione due battaglie cruciali per il mondo della ristorazione, un settore da anni afflitto da problemi strutturali legati al personale e alle condizioni di lavoro. «Il primo obiettivo che portiamo avanti da anni è il riconoscimento del mestiere del cuoco come usurante. Siamo già passati dal primo vaglio dell’INPS, e ora la pratica è all’INAIL. Abbiamo presentato tutti i dati sulle malattie professionali collegate al nostro lavoro.»

Una volta riconosciuto, questo status consentirebbe ai lavoratori del settore uno “sconto” pensionistico di tre anni, un passo avanti importante verso il rispetto e la tutela della professione. Ma la battaglia non si ferma qui. Dentone chiede anche un cambio culturale e organizzativo nel settore, allineandolo agli standard europei: «Vogliamo che sia introdotta la doppia brigata: un turno per il pranzo e uno per la cena, come già avviene in molte realtà estere e in alcune strutture alberghiere italiane più grandi. Per farlo, serve però una defiscalizzazione che consenta agli imprenditori di sostenere i costi aggiuntivi senza soffocarli.»

Questo, secondo Dentone, contribuirebbe a sfatare il falso mito che i giovani non vogliano più lavorare nella ristorazione: «I giovani ci sono e vogliono lavorare. La Liguria è la regione con più giovani iscritti alla Federazione Cuochi d’Italia. Il problema è che il sistema va aggiornato.»

Il presidente ligure ha infine sottolineato come il settore debba uscire dalla logica del sacrificio esasperato: «Noi, della mia generazione, siamo cresciuti lavorando anche 12 o 13 ore al giorno. Ma oggi abbiamo capito che non è giusto. Vogliamo rendere la ristorazione un lavoro normale, con orari sostenibili e almeno due giorni di riposo a settimana. È un percorso lungo, ma necessario.»