In grande evidenza sul 'Foglio' l'intervento del presidente di Federacciai sull'ecologismo integralista a lungo predicato e praticato dalla UE
Per l'ennesima volta, Antonio Gozzi ha segnalato il pericolo del suicidio dell'Occidente attraverso l'adozione indiscriminata di un ecologismo radicale incompatibile con la sopravvivenza dell'industria e quindi dell'economia europea.
Scrive quindi il Foglio: Ascoltare Antonio Gozzi all’assemblea di Federacciai è stato come riscoprire una lingua quasi dimenticata: quella del buonsenso industriale. Nessun grido sovranista, nessuna nostalgia anti Bruxelles. Solo l’idea che il Green Deal, così com’è stato concepito, non è una religione ma un problema. “Il Green Deal ha mostrato un approccio ideologico ed estremista – ha detto – che ha penalizzato la competitività delle imprese europee”. Una frase semplice, ma rivoluzionaria nel clima di conformismo che ancora avvolge il dibattito europeo. Gozzi parla come chi lavora, non come chi recita. Ricorda che la siderurgia italiana è la più decarbonizzata del mondo, che il 90 per cento dell’acciaio prodotto in Italia viene da forni elettrici alimentati da rottame ferroso, e che l’industria italiana è una delle poche che hanno già fatto la transizione, senza aver bisogno di prediche. Ma chiede che questa realtà venga riconosciuta, non punita. Nel suo discorso non c’è nulla di reazionario. C’è piuttosto una difesa del realismo contro la burocrazia e della politica industriale contro la retorica dell’autosacrificio. “Siamo per il libero commercio, non per il commercio selvaggio” – ha detto – avvertendo che la concorrenza cinese e la sovraccapacità produttiva mondiale possono portare al “collasso dell’industria europea”. E ha ricordato una verità che in molti fingono di non vedere: “Senza industria, non esiste più il modello sociale europeo di cui siamo orgogliosi”. Da Bergamo, Gozzi ha riportato il dibattito europeo dove deve stare: non nei convegni sulla transizione verde, ma nei capannoni dove si produce ricchezza. Ha chiesto energia a prezzi competitivi, neutralità tecnologica vera, politiche comuni per il rottame ferroso, regole uguali per tutti. E, soprattutto, una classe dirigente capace di “correggere la rotta”, come ha detto, “prima che sia troppo tardi”. Nel suo messaggio all’assemblea, Giorgia Meloni ha ripreso il filo: “Se la decarbonizzazione diventa desertificazione industriale, è un disastro”. L’Europa, quella vera, nasce sempre dal ferro e dal fuoco.
Sempre il quotidiano fondato da Giuliano Ferrara, oggi diretto da Claudio Cerasa, riporta uno scritto di Andrea Marcenaro, nella rubrica Andrea's Version, in tutta evidenza collegato all'analisi delle parole di Gozzi: "Bill Gates dichiara che i cambiamenti climatici non sono così pericolosi; tra l’altro, li affronterà vittoriosamente la tecnologia. Cioè: ha rovesciato la sua opinione. Tra la massa di scienziati propagandisti, per decenni sostenitori dell’antropocentrismo colpevole e della prossimissima polverizzazione del pianeta, vige ora il silenzio e già si formano al loro interno fratture larghe come canyon. Cioè: stanno rovesciando la loro opinione. Molti di essi cominciano addirittura a sostenere che i cambiamenti climatici potrebbero dipendere dagli spostamenti degli assi terrestri, più che dalle scorregge di duecento manzi dell’Ohio o dal dentifricio di chi si lava i denti. Cioè: cominciano a deridere ciò che loro stessi avevano sostenuto con accanimento e che, da domani, sosterranno di non aver mai sostenuto. Le alte commissioni scientifiche dell’Onu si nascondono mute dietro al divano. Cioè: continuano tranquillamente a fare l’Onu. Dei pentimenti dei governi sull’applicazione senza criterio delle energie pulite sappiamo tutti e tutto, in lungo e in largo. Cioè: i governi rinnegano le decisioni prese sull’onda delle demagogie alla Greta. Infine, i pochi scienziati come il professor Prodi, i quali, avendo tentato di spiegare col buon senso, vennero sprofondati dalla marea dei colleghi nell’ultimo girone dell’inferno, possono consolarsi rileggendo l’aforisma di un gran genio. Osò infatti affermare Oscar Wilde: “Le condizioni climatiche all’inferno sono certamente spiacevoli, ma la compagnia della gente di là sarebbe interessante”. Per cui i buoni, i laudatori della bontà, i soldati della natura da lasciare com’è senza che l’umano, a parte loro, si affacci, insomma i Ricucci del tempo, lo fecero sbattere in galera".