Per Confcommercio, Genova paga deindustrializzazione, calo dei residenti e consumi interni deboli
A Genova un negozio su quattro è ormai chiuso e molti locali restano sbarrati da oltre un anno. Secondo l’ultima analisi di Confcommercio, la città vive una desertificazione commerciale più forte che nel resto della Liguria: dalle 11,3 attività ogni mille abitanti del 2012 si è scesi a 8,9 nel 2024, con una proiezione che tocca appena 6,7 nel 2035. In dieci anni il commercio perderà oltre il 25%, mentre la popolazione calerà di meno dell’1%.
La crisi riguarda soprattutto abbigliamento, calzature, mobili, ferramenta, articoli culturali e ricreativi, distributori di carburante e perfino supermercati e grandi magazzini. In difficoltà anche il commercio ambulante, crollato del 24% dal 2012. Gli unici settori in crescita sono vendite online, alloggi turistici e ristorazione.
Per Confcommercio, Genova paga deindustrializzazione, calo dei residenti e consumi interni deboli. La confederazione invoca una vera rigenerazione urbana per riportare abitanti, imprese e turisti, soprattutto nelle aree centrali dove anche vetrine storiche sono rimaste vuote.
Gli agenti immobiliari chiedono misure rapide, come estendere la cedolare secca ai contratti commerciali per incentivare affitti calmierati e ridurre i lunghi periodi di sfitto, oggi in media di un anno e mezzo. Intanto molti locali vengono riconvertiti: box auto, depositi o persino abitazioni, soprattutto nei quartieri collinari.
Il rischio, avvertono le associazioni, è perdere definitivamente la rete di piccoli negozi che garantisce servizi, presidio sociale e vitalità urbana.